GAETA – Il nodo alla fine è arrivato al pettine: la politica intende salvaguardare l’ultimo presidio di legalità attivo sul territorio del Golfo dopo la scellerata decisione di chiudere la sezione di Gaeta del Tribunale di Latina. L’8 maggio il Presidente del Tribunale Ordinario di Cassino ha protocollato una richiesta che, indirizzata ai sindaci di Gaeta, Formia, Itri e Ventotene, è finalizzata a conoscere le determinazioni assunte per il mantenimento del Giudice di Pace di Gaeta. In seguito alla soppressione nel 2011 della sezione distaccata del Tribunale in località Calegna e dell’annesso ufficio del Giudice di Pace, la politica decise di correre ai ripari prendendo in prestito la soluzione normativa che le concedeva all’epoca la legge Severino: la nascita di un consorzio tra comuni per salvare il salvabile e, nello specifico, l’ufficio del giudice di pace di Gaeta.
Era il 9 dicembre 2014 quando fu firmata questa convenzione – decisero di non firmarla gli allori sindaci dei comuni di Ponza, Ventotene, Minturno, Spigno Saturnia, Castelforte e Santi Cosma e Damiano- per il mantenimento dell’ufficio del giudice di pace “sul nostro territorio dove la domanda di giustizia è molto alta”. A ricordarlo è il capogruppo della lista di opposizione “Guardare Oltre” al comune di Formia, Imma Arnone che sottolinea anche come lo scopo di quella firma dieci anni fa fosse evitare la soppressione completa dell’ufficio del giudice di pace che “avrebbe visto un circondario privo di sedi giudiziarie, privo di presidi di legalità”.
Ad un mese dalla lettera-monito del presidente del Tribunale di Gaeta la politica del Gofo non può più mettere la testa sotto la sabbia: dal 9 giugno 2024 , laddove si volesse smantellare questo servizio, inizieranno i 6 mesi “per dare conferma di questa presenza oppure smantellarla. Si rinnoverebbe tacitamente per altri 10 anni, previo espresso atto deliberativo da parte dei comuni.”.
Imma Arnone ignora quale possa essere la posizione del sindaco di Formia Gianluca Taddeo: “Credo che i tempi siano stretti e che bisogna muoversi per non vedere smantellare un presidio di giustizia importante”.
Il Consigliere regionale Cosmo Mitrano, anch’egli di Forza Italia come il primo cittadino formiano, il 17 novembre 2023, presso l’aula consiliare del comune di Gaeta, annunciò l’approvazione di una legge regionale che prevedeva e (prevede ?) lo stanziamento di un contributo economico destinato ai comuni per sostenere le spese di funzionamento degli uffici del Giudice di Pace. E la proposta contenuta era significativa: l’aumento a 300mila euro annue dello stanziamento economico della Regione Lazio.
La dottoressa Arnone si definisce molto preoccupata sul futuro di questi servizi: “Mantenere le aperte le sedi distaccate degli uffici dei giudice di pace significherebbe soprattutto maggiore efficienza alleggerendo inoltre il lavoro delle sedi centrali, che nel Lazio meridionale, sono a Latina e Cassino. Altro punto fondamentale è quello che, sostenendo i comuni per il mantenimento degli uffici, andiamo ad abbattere i costi che ricadono poi sugli utenti e i cittadini che si rivolgono ai presidi di legalità”.
“La giustizia di prossimità rappresenta – osserva – un pilastro fondamentale della democrazia e dello Stato di diritto. I giudici di Pace sono il primo punto di riferimento per i cittadini che hanno bisogno di risolvere questioni legali a livello locale. Inoltre, il ruolo dei sindaci è essenziale nella tutela della legalità nei propri territori, poiché rappresentano la prima autorità amministrativa e hanno il compito di garantire l’ordine pubblico e la giustizia”.
Insomma è un’”assoluta priorità” salvaguardare l’attuale sede dell’Ufficio del Giudice di Pace di Gaeta, “anche in vista dell’aumento delle competenze nel 2025 con l’entrata in vigore di una normativa ad hoc e anche nella ventilata ipotesi – conclude il capogruppo di Guardare Oltre” – di soppressione dei Tribunali sub provinciali”. Il primo dei quali potrebbe essere proprio di Cassino che oltre 10 anni fa sopravvisse a se stesso grazie al colpevole sacrificio del Tribunale di Gaeta decretato dalla cecità della politica del Golfo.