GAETA – Non sono stati affatto teneri e clementi i colleghi del prestigioso quotidiano inglese “The Guardian”, Susanna Rugghia e Michele Gambirasi, nel pubblicare nell’edizione di mercoledì 8 agosto un resoconto su come viene gestita a Gaeta la risorsa spiaggia e, più complessivamente, i “beachfront”, i più italiani stabilimenti balneari. Gli inviati del quotidiano nato a Manchester 223 anni fa sono giunti a Gaeta due settimane fa per seguire una manifestazione che, snobbata dai media locali e italiani, aveva visto i volontari dell’associazione “Mare Libero” denunciare una sempre più esasperata privatizzazione delle spiagge libere gaetane, in particolare di quelle di Serapo. Se il titolo del pezzo è strettamente d’attualità – Mare, sabbia e tariffe alle stelle: gli italiani si contendono il diritto di sdraiarsi in spiaggia – il sommario è stato un primo affronto su come anche l’ oro giallo di Gaeta venga gestito con una certa consuetudine: gran parte del litorale italiano è in mano a concessioni a conduzione familiare che gestiscono club esclusivi o fanno pagare cifre esorbitanti per ombrelloni e lettini. Ma una nuova sentenza sta mobilitando attivisti da entrambe le parti”.
I cronisti de “The Guardian” – con oltre 4 milioni di visite al sito web e una diffusione mondiale, risulta essere una delle testate più lette, apprezzate e consultate al mondo ed è considerata un “riferimento per accuratezza e imparzialità di esposizione” – hanno intervistato Manuela Salvi di “Mare Libero”, l’associazione che dal 2019 ha invaso le spiagge per rendere le spiagge italiane accessibili gratuitamente o almeno assegnate ai gestori di spiagge attraverso una procedura di gara trasparente: “La maggior parte degli italiani non sa di avere il diritto di andare in spiaggia gratis – si legge sul quotidiano inglese – Sono abituati a pagare per andare al mare. E se non facciamo sentire la nostra voce, le istituzioni penseranno che ci vada bene”.
“The Guardian” osserva come la Commissione europea critichi da tempo il sistema di rinnovo delle concessioni balneari in Italia in cui le licenze di proprietà statale vengono automaticamente trasmesse attraverso le famiglie dei gestori di spiagge che le utilizzano per gestire stabilimenti balneari riservati ai soci o per far pagare lettini e ombrelloni. Questo sistema di “tenere tutto in famiglia” è illegale, secondo la legge dell’UE, che stabilisce che i concessionari di spiagge di lunga data dovrebbero competere con i nuovi operatori”.
Vengono riportate poi le dichiarazioni di un’altra attivista di “Mare Libero”, Margherita Welyam. A suo dire il ruolo che svolgono queste manifestazioni di sensibilizzazione è culturale: ”Nelle regioni in cui le spiagge sono più privatizzate, le persone credono che questo sia l’unico modo per vivere la spiaggia, ed è costoso. Mia madre era solita pagare circa 3.000 euro per affittare la stessa cabina, lettino e ombrellone per tre mesi”.
L’articolo a doppia firma di Susanna Rugghia e Michele Gambirasi riporta correttamente anche la replica di Riccardo Di Luna. Viene definito il capo dell’associazione dei concessionari di Serapo. Ha spiegato che finché il governo non impedirà a lui e ai suoi colleghi proprietari di gestire le loro attività, continueranno ad aprire i loro stabilimenti balneari ogni mattina: “Ma sono preoccupato per il futuro – ha affermato – Credo ancora che il nostro lavoro sia importante, poiché forniamo servizi di salvataggio, pulizia delle spiagge e altri servizi”. Intanto c’è molta attesa per l’adesione anche a Gaeta e negli altri centri del sud pontino della particolare forma di protesta che attueranno i concessionari venerdì 9 agosto i concessionari di stabilimenti balneari. Li apriranno alle 9.30 anziché alle 7.30, per chiedere al governo di intervenire per operare una “chiarezza legislativa”.
In un comunicato stampa, il sindacato dei concessionari di stabilimenti balneari italiani, il Sib, ha affermato concludendo : “Dovrebbe essere chiaro a tutti che esiste un rischio reale e concreto di perdere posti di lavoro e attività, e che è necessario un aiuto da parte del governo ora o sarà inutile”. Se non si riceverà alcuna risposta, lo sciopero verrà ripetuto il 19 e il 29 agosto, con possibili chiusure più drastiche.
Foto di copertina e foto in “photogallery” del quotidiano “The Guardian”
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