Dovrà essere la Procura della Repubblica di Latina ad occuparsi del prosieguo delle indagini per verificare la veridicità del racconto reso ai Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere da Mario Eutizia, il 48enne ex badante di Napoli che ha confessato l’omicidio di quattro anziani di cui si occupava, di cui due di Latina che aveva in carica nel 2014. E’ stato questo l’elemento più importante scaturito dall’interrogatorio di convalida davanti il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Alessandra Grammatico. Il magistrato non ha convalidato il fermo di polizia giudiziaria emesso dalla Procura non ritenendo sussistenti il pericolo di fuga e l’inquinamento delle prove. Ha confermato, invece, la custodia cautelare in carcere perché – suo dire – sussiste il pericolo di reiterazione del reato da parte di Eutizia che, difeso dagli avvocati Gennaro Romano e Antonio Daniele, ha risposto alle domande circa la sua deficitaria situazione psichiatrica ma si è avvalso della facoltà di non rispondere in ordine alle auto accuse di cui si è assunto la paternità.
Il Gip Grammatico ha deciso di inviare alla Procura di Latina gli atti probatori sinora prodotti perché si deve fare chiarezza – a suo dire – su quanto sarebbe avvenuto 10 anni fa nel capoluogo pontino dove Eutizia avrebbe “accompagnato alla morte” due anziani che aveva in cura. L’ex badante al Gip ha confermato l’identità dei pazienti deceduti di Casoria e Vibonati, in provincia di Salerno, che avrebbe contribuito ad uccidere ma ha specificato di non ricordare i nomi di quelli di Latina, pur fornendo alcuni dettagli su di loro, vale a dire un uomo non vedente, padre di un vigile del fuoco di Latina, ed una donna deceduta poi all’ospedale “Santa Maria Goretti”.
Su questi decessi a questo punto la Procura di via Ezio deve promuovere un supplemento di indagini. Gli avvocati Romano e Daniele hanno definito incompatibile la permanenza di Eutizia nel carcere di Santa Maria Capua Vetere alla luce del suo “precario quadro clinico”. Hanno aggiunto che mercoledì saranno a Latina per chiedere al Pm titolare del fascicolo il ricovero dell’uomo di una Rems che avrebbero già individuato tra le province di Caserta e Napoli.
Intanto emergono alcuni dettagli dalla grave autoconfessione fiume resa da Eutizia il 22 agosto scorso al sostituto procuratore Annalisa Imparato. L’uomo, un tempo chef e ristoratore ma poi ammalatosi di tumore, aveva raccontato di essere arrivato il giorno prima da Napoli (dove viveva da solo dopo essere stato abbandonato dalla sua famiglia d’origine) a Caserta. Immaginava di rivolgersi alla locale Polizia Ferroviaria ma ha deciso poi di costituirsi ai Carabinieri a cui ha spiegato le ragioni di questa clamorosa autoconfessione ora al vaglio degli inquirenti: “Puoi darsi che mi fermino perché non potevo più tollerare che i miei pazienti soffrissero…perché anch’io ho avuto un tumore e la sofferenza è stata tanta”.
Al Pm Imperarato Eutizia ha ribadito di aver prestato la sua assistenza ad almeno trenta anziani: “Non avevo alcun titolo professionale ma venivo assunto in base al passaparola. Guadagnavo 900 euro al mese, più vitto e l’alloggio. Più volte mi sono anche licenziato rinunciando alla liquidazione”. Eutizia ha confermato di aver ucciso due anziani residenti a Casoria e a Vibonati e ha assicurato che sui loro decessi i figli e i parenti più stretti non hanno mai nutrito alcun sospetto al punto che in nessuno dei quattro decessi è stata svolta l’autopsia.
Il Pm ha chiesto ad Eutizia anche dei suoi rapporti con l’ex moglie (“Sono vent’anni che non la vedo”), dei suoi precedenti penali (piccole truffe per importi davvero irrisori) e dei suoi periodi (complessivamente 13 mesi) trascorsi in carcere per le più disparate ragioni. Alla fine ha illustrato il motivo per il quale si è rivolto ai Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere:”Vi sto chiedendo aiuto perché – è stata la sua nuova risposta – voglio fermarmi perché davanti al dolore altrui non riuscivo ad autocontrollarmi. Ho dovuto liberarmi la mia coscienza ma non scriva che io sono pazzo perché non è vero”.