CISTERNA – La Procura di Latina riveda subito il suo punta di vista su Antonello Lovato, l’imprenditore titolare dell’azienda agricola di Borgo Santa Maria presso la quale lavorava Satnam Singh, il bracciante indiano di 38 anni che perse la vita in seguito ai mancati soccorsi dopo amputazione di un braccio avvenuta mentre lavorava a nero il 17 giugno scorso. A dichiararlo sono i legali dell’uomo dopo l’esito del secondo incidente probatorio celebrato martedì davanti il Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario. Una collega di lavoro di Satnam aveva fornito una versione diametralmente opposta a quella resa da Soni, la vedova del bracciante deceduto dopo una breve agonia. La donna aveva dichiarato come il marito, dopo essere rimasto incastrato nel macchinario avvolgi plastica, fosse stato caricato su un furgone del suo datore di lavoro.
I legali di Lovato, gli avvocati Mario Antinucci, Stefano Perotti e Valerio Righi, hanno chiesto al magistrato inquirente, il sostituto procuratore Marina Marra, di modificare i capi d’imputazione formalizzati nei confronti dell’imprenditore agricolo. Soprattutto dopo che la stessa teste della Procura aveva fornito un’altra verità e, cioè, che subito dopo l’incidente Satnam e la moglie avevano chiesto loro stessi di essere accompagnati a casa. In più lo stesso bracciante indiano – sempre secondo la teste, ora indagata per omissione di soccorso – perdeva sangue dal braccio ma soltanto dalla bocca e addirittura sarebbe stato invitato da Lovato a non utilizzare il macchinario. Lovato dal 2 luglio si trova in carcere con le accuse di omicidio con dolo e omissione di soccorso ed è chiaro che la sua difesa persegua ora la cancellazione del secondo capo d’imputazione ed eventualmente la derubricazione del primo in omicidio colposo.