Frosinone / Omicidio Romina Di Cesare, fissato l’inizio del processo d’appello a carico di Pietro Ialongo

Cronaca Frosinone Top News

FROSINONE – La rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, come quella chiesta dalla Procura di Cassino per l’omicidio di Serena Mollicone, per un ‘femminicidio annunciato’, il delitto di Romina Di Cesare. E’ una delle richieste che ha formalizzato l’avvocato Marilena Colagiacomo, il nuovo legale dell’ex fidanzato della commessa di Cerro al Volturno uccisa con 14 coltellate il 2 maggio 2022 in via del Plebiscito, nel centro storico di Frosinone alto. Pietro Ialongo ha proposto appello contro la sentenza della Corte d’assise del capoluogo ciociaro che l’aveva condannato a ben 24 anni di reclusione e al pagamento di una provvisionale esecutiva di 100 e 70mila euro a favore del padre e del fratello della vittima, assistiti dagli avvocati Danilo Leva e Fiore Di Ciuccio.

Il secondo round processuale di questa triste vicenda prenderà il via il 17 dicembre prossimo davanti la prima sezione della Corte d’assise d’appello di Roma e la difesa chiederà anche una nuova perizia psichiatrica nei confronti di Ialongo che in primo grado era stato considerato pienamente capace di intendere e volere. Condannando Ialongo a 24 anni di reclusione, i giudice della Corte d’assise di Tribunale avevano rimarcato come il femminicidio fosse stato la conseguenza di un rapporto ormai deteriorato e malato tra Romina ed il conterraneo Pietro. L’uomo – secondo la ricostruzione della Polizia – sferrò 14 fendenti alla compagna nelle fasi in cui era tornata a casa dopo una serata trascorsa fuori. Quella sarebbe dovuto essere l’ultima notte che Romina avrebbe dovuto trascorrere presso l’abitazione di Ialongo dopo la decisione della vittima di troncare definitivamente quel rapporto sentimentale.

Per l’ex capo della squadra Mobile di Frosinone Flavio Genovesi, il delitto si sarebbe consumato in poco meno di 10 minuti, tra le 0.27 di quella notte (orario in cui Di Cesare rincasava) e le 0.37, ora in cui iniziava la sua fuga terminata sulla spiaggia di Sabaudia dopo un tentativo, fallito, di gettarsi in mare. Secondo la sentenza di condanna Ialongo diede l’ultimo fendente al cuore dell’ex fidanzata a “conferma dell’accanimento e del desiderio consapevole di annientamento di Romina, abbandonata al suo destino in piena agonia”. Ialongo non si è preoccupato “di chiamare i soccorsi” dopo aver compreso il significato dei suoi gesti” agendo al solo fine di annientare la vittima…”. Il giovane molisano attesa Romina in casa già pronto, vestito e col coltello a portata di mano, usò l’arma dopo un litigio, l’ennesimo e, dopo aver lavato le tracce del delitto, fuggì. Quella di Pietro era stata una “personalità narcisistica e ossessiva” che il neo legale difensore vuole considerare anche “malata” attraverso lo svolgimento di una perizia psichiatrica.