Latina / Corruzione ex-giudice Giorgia Castriota, fissata l’udienza preliminare davanti al Gup di Perugia

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LATINA – Il Ministero della Giustizia, l’Agenzia delle Entrate e l’imprenditore da cui era partita la denuncia, Fabrizio Coscione, hanno preannunciato la loro costituzione di parte civile nell’’udienza preliminare in programma mercoledì in cui l’ex Gip del Tribunale di Latina Giorgia Castriota rischia il processo. E’ in programma infatti l’udienza preliminare davanti il Gup del Tribunale di Perugia (competente sull’operato dei giudici in servizio nel territorio della Corte d’Appello di Roma) Valerio D’Andria con le ipotesi accusatorie di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. La Procura di Perugia, dopo i clamorosi arresti del 23 aprile 2023, ha chiesto il rinvio a giudizio anche per tre consulenti dell’ex Gip. Si tratta di Silvano Ferraro, Stefania Vitto, Stefano Evangelista, che, secondo l’accusa, avrebbero offerto regalie alla dottoressa Castriota pur di continuare a beneficiare incarichi di consulenza.

Per un quarto professionista, indagato a piede libero insieme ad Evangelista, Stefano Schifoni, la Procura del capuologo ha proposto appello contro la sua archiviazione. L’uomo era amministratore unico della società a cui era stato riconosciuto dall’ex Gip Castriota un compenso di 2500 euro al mese e per questo motivo era stato denunciato dall’imprenditore di Nettuno Fabrizio Coscione. Fu quest’ultimo a rivolgersi al procuratore capo Raffaele Cantone e al sostituto procuratore Gennaro Iannarone lamentando irregolarità e condotte non trasparenti che ci sarebbero state nella gestione dei compendi aziendali sequestrati e che, secondo quanto dallo prospettato, “sarebbero state poste in essere dagli amministratori giudiziari e dal coadiutore, con l’avallo del giudice per le indagini preliminari”.

La Procura chiese ed ottennero gli arresti dal Gip Natalina Giubilei per l’ex giudice romano in servizio in piazza Buozzi a Latina(oltre che per Vitto e Ferraro, rispettivamente collaboratore nell’ambito di procedure di amministrazione giudiziaria e compagno della giudice all’epoca dei fatti) perché “avrebbe direttamente nominato e agevolato il conferimento degli incarichi a persone con cui intratteneva rapporti personali consolidati”. Il conferimento degli incarichi nelle società sequestrate a Vitto e Ferraro (compagno della Castriota) – e l’hanno appurato le indagini – sarebbe avvenuto al di fuori di qualsiasi criterio oggettivo e soprattutto in contrasto con il decreto legislativo 159/2011: fa divieto di assumere il ruolo di amministratore giudiziario e coadiutore da parte di coloro che hanno, con il magistrato che conferisce l’incarico, una “assidua frequentazione”, intendendosi per tale “quella derivante da una relazione sentimentale o da un rapporto di amicizia stabilmente protrattosi net tempo e connotato da reciproca confidenza, nonche il rapporto di frequentazione tra commensali abituali”.