Priverno / Omicidio Germano Riccioni, parla la compagna nonchè madre dell’imputato Luigi D’Atino

Cronaca Priverno

PRIVERNO – E’ stata un’audizione decisamente impegnativa e drammatica quella resa davanti il Tribunale di Latina da Adele Coluzzi, la donna di 58enne di Priverno che il 29 novembre ha rischiato di morire per mano del figlio Luigi D’Atino, di 34 anni,. A carico dell’uomo si sta celebrando il processo con l’accusa di aver ucciso il compagno della donna, Germano Riccioni  e del grave ferimento della stessa Coluzzi. E quest’ultima nel corso della deposizione davanti il presidente della Corte d’Assise di Latina Gianluca Soana ha messo in evidenza una serie di fragilità ed una situazione di degrado in cui viveva il suo nucleo famigliare sino a quando il figlio in via Madonna del Colle a Priverno ha ucciso il patrigno con un pugno sul naso e con i pezzi di un’anfora e con delle assi di legno e ha ferito la madre con mattone.

La donna è apparsa confusa e non ha saputo fornire una versione veritiera su quanto avvenuto 11 mesi fa. Ha raccontato che quella non era in casa, si trovava in ospedale in coma colpita da un lavandino: “Poi sono venuti il mio compagno e mio figlio a prendermi”. La donna è stata sul punto di essere anche lei uccisa ma non ha saputo ricordare quanto capitatole. L’hanno fatto, per conto del sostituto procuratore Giuseppe Bontempo, la sorella di lei e lo zio dell’imputato. Hanno raccontato come alla Coluzzi e al marito – padre di D’Atino – vennero tolti i figli piccoli perché tossicodipendenti. La sorella di Luigi in tenerà età era stata adottata da un’altra famiglia mentre il fratello era cresciuto con i nonni ai quali era stato affidato. Almeno sino alla loro morte. D’Atino aveva 15enne quando poi finì in una casa famiglia a Latina, salvo successivamente tornare a Priverno e sistemarsi a vivere in una cantina dell’abitazione familiare senza acqua né luce.

Frequenti sono stati – hanno raccontato i testi della Procura di Latina – i litigi con lo zio anche per questioni di eredità e difficili i rapporti con il compagno della madre. In questo familiare non facile la violenza ha avuto il sopravvento con l’omicidio di Riccioni ed il tentato omicidio della Coluzzi. Il dibattimento vivrà il suo epilogo il 2 dicembre quando saranno sentito l’ultimo testimone e l’imputato ( difeso dagli avvocati Giammarco Conca e Manfredo Fiormonti). Si sono invece costituiti parte civile i genitori e i fratelli di  Germano Riccioni, assistiti dall’avvocato Maria Teresa Ciotti e la moglie dalla quale la vittima si era separato con la figlia avuta con lei, assistite  dall’avvocato Cesarina Gandolfi.