“L’Odissea e la pianura pontina”, il saggio del ricercatore Ciotti svela la sua ricostruzione sul “Ciclope”

Il ricercatore storico di Latina Emiliano Ciotti in un saggio ripercorre i passaggi del decimo libro dell’Odissea, dai ‘giganti’ di Lamo alla dimora della maga Circe. Il Ciclope? Esiste davvero ed è ancora tra noi. Ciotti ha elaborato uno studio per rintracciare i luoghi di Ulisse nel Lazio. Nel saggio “L’Odissea e la pianura pontina”, il ricercatore, che si è molto occupato in passato di storia del Novecento occupandosi alla testa dell’omonima associazione della Marocchinate, ricostruisce il peregrinare di Ulisse dall’approdo nell’isola della maga Circe fino all’incontro con il ciclope: “Era un mostro gigante; e non somigliava a un uomo mangiatore di pane, ma a picco selvoso d’eccelsi monti, che appare isolato dagli altri”, si legge nella traduzione dell’Odissea di Calzecchi Onesti.

E, in effetti, è proprio questa la teoria di Ciotti: il Ciclope sarebbe il monte Leano, una montagna con un’altezza di circa 500 metri e una lunghezza di un paio di chilometri, “con i lineamenti di un vero e proprio ciclope”. A sostegno della sua teoria, Ciotti ripercorre i passaggi del decimo libro dell’Odissea precedenti l’incontro con il Ciclope, collocandoli sul territorio in una sorta di mappa che li collega effettivamente al monte Leano. In particolare, il ricercatore parte dall’incontro con la maga Circe e dall’identificazione delle “cave grotte” dove l’equipaggio nasconde arnesi e carico della nave tirata in secco. Quelle grotte, complice un progetto di indagine approfondita supportato dal Parco Nazionale del Circeo, sono state identificate con una vertiginosa fenditura carsica della grotta spaccata di Torre Paola, al Circeo.

Secondo i ricercatori il complesso scavato nella roccia combacia alla perfezione con la descrizione e i riferimenti geografici della narrazione omerica. A riprova c’è anche una carta del Monte Circeo e Circondari di San Felice, realizzata da Giovanni Battista Cipriani nel 1830, dove la fenditura è descritta come “due grotte una sopra dell’altra” e si specifica che “in quella a mare entrano i bastimenti”. Sono diverse poi le prove che hanno fatto identificare la dimora della Maga Circe nel Monte Circeo, dove, in tempi lontani, i romani costruirono un tempio dedicato proprio a Circe.

“Abitato fin di tempi dell’uomo di Neanderthal, sulle pendici del Monte Circeo, che si protende nel Mar Tirreno ergendosi fino a 541 metri di altezza, sono stati ritrovati i resti di un’acropoli e di mura megalitiche – sottolinea Ciotti – Qui, in epoca romana, venne fondata Circei, probabilmente nello stesso sito dove, nel Medioevo, sorse il Castrum Sancti Felici, l’attuale San Felice Circeo”. La distanza tra la grotta dove è sbarcato Ulisse e le mura ciclopiche della presunta dimora della Maga Circe è di circa quattro chilometri.

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