Cisterna / Strage familiare, l’ex-carabiniere Luigi Capasso suicida era idoneo a tenere la pistola

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CISTERNA – Luigi Capasso, il Carabiniere che il 28 febbraio 2018 a Cisterna uccise nella sua abitazione di Cisterna le figlie Alessia e Martina, ferì la moglie Antonietta Gargiulo per poi suicidarsi, era idoneo a detenere la pistola d’ordinanza.

L’ha sottolineato nel corso del processo in corso di svolgimento davanti il giudice monocratico del Tribunale di Latina Enrica Villani il Maggiore Chiara Verdone, il Maggiore dei Carabinieri medico militare che, insieme al medico di famiglia di Capasso, il dottor Quintilio Facchini, è accusato di aver sottoscritto le certificazioni grazie alle quali l’appuntato dei Carabinieri riottenne l’arma di ordinanza, la stessa che fece fuoco contro le sue due bambine e la moglie. Il maggiore Verdone (difesa dall’avvocato Carlo Arnulfo), rispondendo alle domande del sostituto procuratore Giuseppe Buontempo e al legale di parte civile della famiglia Gargiulo (avvocato Claudio Botti), ha ripercorso l’intera procedura che culminò con la restituzione nel novembre 2017 della pistola ritirata una settimana prima.

Il provvedimento avvenne in occasione di una visita medico legale resasi necessaria a seguito della denuncia della moglie, dalla quale l’uomo si era da poco separato per le minacce ricevute. “Capasso era idoneo a detenere la pistola di ordinanza – ha dichiarato in aula ha sottolineato la Capasso – perché tutto sommato era una persona tranquilla”. E’ imputato per omicidio colposo anche il medico di famiglia di Capasso che, difeso dagli avvocati Orlando Mariani e Luciano Lazzari, è accusato di aver firmato un iniziale certificato grazie al quale Capasso era considerato idoneo a detenere la pistola. Il processo – oltre alla signora si è costituita parte ‘associazione “Differenza donna” – è stato aggiornato al 19 dicembre con l’audizione di alcuni consulenti del Maggiore Verdone.