Formia / A tre mesi dall’incidente stradale, si è spento l’imprenditore Andrea Poccia

Cronaca Formia

FORMIA – Settanta giorni. Tanto è durata l’agonia al termine della quale è deceduto mercoledì presso l’ospedale “San Raffaele” di Cassino Andrea Poccia, di 72 anni di Formia. L’imprenditore ha cessato di vivere per la gravità delle ferite e dei traumi riportati domenica 2 settembre in seguito allo drammatico e rocambolesco incidente stradale verificatosi nella centralissima via Vitruvio a Formia. Poccia era alla guida del suo Suv che procedeva in direzione di Largo Paone quando, colpito da un infarto, investì frontalmente una moto che sopraggiungeva dalla direzione opposta.

L’auto, fuori controllo, letteralmente ‘decollò’ finendo sul marciapiedi opposto e terminò la sua corsa contro una frequentata attività commerciale che, in considerazione della giornata festiva, era fortunatamente chiusa. Scattato l’allarme, sul posto giunsero i Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Formia, il personale del 118 e i vigili del Fuoco che accertarono subito la causa dello scontro. Poccia, in compagnia dell’anziana madre, aveva accusato un improvviso malore tale da perdere il controllo del mezzo. L’uomo venne immediatamente soccorso e trasferito all’ospedale San Camillo di Roma per poi iniziare una lenta attività riabilitativa al San Raffaele dopo aver riportato un’aneurisma all’aorta, una lesione del midollo e un danno cerebrale.

Da quel momento è iniziata un’autentica via crucis per Poccia. Dopo un primo periodo le sue condizioni peggiorarono richiedendo il suo ritorno all’ospedale San Camillo della Capitale; quando il suo quadro clinico fortunatamente migliorò, potette ritornare a Cassino. Fino a quando l’uomo ha dovuto  registrare un nuovo peggioramento a causa del quale oggi ha cessato di vivere circondato dall’affetto dell’unica figlia. L’ultima fase della vita di Poccia è stata davvero sfortunata.

Due settimane prima dell’incidente Poccia subì l’incendio, a causa di un precedente rogo di sterpaglie appiccato in un terreno abbandonato lungo la riva destra del Rio Santa Croce, del vecchio deposito giudiziario dell’Aci di Formia di cui era stato un tempo titolare.