FORMIA – Escluso dalla giunta perché troppo curioso. Voleva “leggere” le delibere, verificarne il contenuto e capire se fossero utili alla collettività. Ed invece il tentativo dell’ex assessore Giuseppe Masiello e dei consiglieri suoi compagni di cordata sarebbe stato interpretato come un ostacolo al procedere dell’attività amministrativa. Un “gruppo di pressione” che però voleva uniformare i budget dei singoli assessorati, soprattutto quello alla cultura, ai nuovi regolamenti, per una questione di legalità e trasparenza. Per queste ragioni l’avvocato, in sella fino a 15 giorni fa, prima che il voto sul bilancio spaccasse la maggioranza, non crede che la sua esclusione sia dovuta al rinvio a giudizio sulla Formia Servizi.
“Ci hanno definito un gruppo di potere, ma noi volevamo solo controllare cosa stava succedendo a Formia”.
Racconta Masiello di un piano regolatore presentato dal sindaco di Formia Sandro Bartolomeo insieme all’architetto Purini in perfetta solitudine. Il “distacco” sarebbe cominciato circa un anno fa, quando Masiello cominciò a chiedere di condividere il piano regolatore con i consiglieri, il cui voto è poi indispensabile nella massima assise. Ma quel passaggio non c’è mai stato. Ci sarebbe stata invece un’accelerazione improvvisa, in coincidenza con l’omicidio Piccolino. Masiello insieme ai consiglieri Sandro Zangrillo e Gennaro Ciaramella, contesta ad esempio le scelte sull’area ex Salid che porterebbero a cubature superiori ai 90.000 mc.
Altro oggetto di attacco sono le commissioni consiliari che, invece di limitarsi ad esprimere un indirizzo avrebbero dettato all’esecutivo le proprie scelte. Ad esempio in materia di contributi, elargiti in maniera non trasparente. A riscontro di queste affermazioni ci sarebbero molteplici lettere che l’ex segretaria Anna Lecora avrebbe inviato agli organi competenti.
Ma Masiello tiene soprattutto a chiarire il suo coinvolgimento nella Formia Servizi. Avvenuto in un arco di tempo molto limitato e come componente del cda (consiglio di amministrazione). In quella veste avrebbe ratificato una delibera dell’assemblea dei soci di aumento dello stipendio di Vernetti, votata dal 100% degli azionisti. Commenta così i fatti.
“Nell’assemblea il comune deteneva il 62% contro il 38% dei soci privati. Quindi abbiamo ratificato il deliberato di un organo controllato dal comune. “Il processo alla Formia Servizi è il processo ad una classe dirigente che si rifà a quella attuale”.
“Per quanto mi riguarda non ho violato né la carta di Pisa né lo statuto del pd, dove le dimissioni sono previste solo per condanne in primo grado. Quindi non c’è nessun motivo per quella che considero una revoca e non una mancata nomina”.
“Voglio poi chiarire dal punto di vista giuridico che la corte di casssazione, in una sentenza del febbraio 2014 a sezioni unite, pronunciata proprio per il caso specifico della Formia Servizi ha dichiarato il difetto di giurisdizione della corte dei conti. La Formia servizi è nata come società per azioni privata di tipo misto, quindi non può esservi danno erariale”.
“Nei miei confronti si è partiti con 11 ipotesi di reato, ridottesi nel tempo ad una sola, bancarotta”.
Quanto all’entità delle accuse Masiello precisa che a suo carico, dato il breve arco temporale in cui ha partecipato alla gestione (si dimise l’8 marzo 2008), c’è un importo di soli 77.000 euro, la cui responsabilità, qualora fosse provata, dovrebbe esssere suddivisa per 14 persone.
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