FORMIA – Il Circolo “Enzo Simeone” del Partito della Rifondazione Comunista di Formia interviene in merito alla situazione sanitaria nella provincia di Latina.
“La mannaia criminale della politica – si legge in una nota – ancora una volta si abbatte sui lavoratori. Ancora una volta i tagli, figli delle politiche liberticida di chi ci governa, producono licenziamenti. La politica “lacrime e sangue” imposta dall’Europa chiede ai lavoratori di farsi carico del risanamento del paese, mentre i ricchi continuano a farla da spettatori “non paganti”.
Un quadro a tinte fosche che chiama tutti alla mobilitazione:I lavoratori che vengono colpiti direttamente. I cittadini perché vedono confermate le politiche di smantellamento della sanità pubblica, che significa poi doversi rivolgere alla sanità privata per gli esami specialistici. Sono ben cinque milioni di italiani rinunciano a curarsi per colpa della crisi che ha falcidiato gli stipendi. Sulle loro spalle grava il peso insopportabile dell’esclusione sociale, perché questo significa alla fine l’impossibilità di curarsi.
Ora tocca ai lavoratori che svolgono servizi di ausilariato (pulizie e trasferimento dei malati) negli ospedali di Latina, Formia, Gaeta e Terracina, subire l’oltraggio di un taglio ulteriore delle ore lavorative e quindi di conseguenza del proprio stipendio, ma c’è di più.
Probabilmente con i nuovi bandi rischiano di perdere – così come dichiarato dai sindacati – il posto di lavoro. La dichiarazione del presidente della regione Lazio Zingaretti:“Non si può togliere l’IMU a chi ha una casa di lusso a Piazza di Spagna e poi recuperare quei soldi con i tagli alla sanità, eliminando posti letto negli ospedali. Non si può. Se il Pd esiste ancora impedisca questo scempio. Le regioni da parte loro faranno sicuramente la loro parte chiamando l’Italia a mobilitarsi per evitare questa vergognosa ingiustizia” è una conferma dei nostri timori circa gli obbiettivi del governo Renzi e cioè la fine del servizio sanitario nazionale, che ha saputo garantire l’universalità delle prestazioni. D’altronde lo dice un suo collega di partito che sa che il taglio previsto al fondo sanitario 2016 di oltre tre miliardi di euro avrà ripercursione serie sulla salute dei cittadini.
Mentre ciò avviene hanno preso servizio – presso la struttura complessa di Pronto Soccorso e Medicina d’urgenza dell’ospedale di Formia – gli infermieri volontari C.R.I. ausiliarie delle forze armate, con il compito del “miglioramento degli standard di accoglienza nelle strutture sanitarie e la qualità della vita dei pazienti”.
Ovviamente non discutiamo circa le qualità professionali delle volontarie, ma non vorremmo che si stia perdendo il lume della ragione e che si voglia approfittare dell’occasione per trasformare il lavoro gratuito da eccezione a regola.
Nemmeno è tanto chiaro quali siano i compiti. L’accordo prevede “interventi integrativi socio–sanitari con particolare riguardo all’accoglienza, all’informazione ed al sostegno rivolti all’utenza, assicurando nel contempo il supporto ausiliario al personale sanitario. La convenzione prevede, inoltre, la programmazione di incontri, eventi, convegni e campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su tematiche della salute investendone anche le istituzioni preposte”.
Cosa significhi poi la frase “assicurando nel contempo il supporto ausiliario al personale sanitario” non è ben chiaro ed è per questo che siamo molto preoccupati. Ci viene in mente la frase napoletana “è trasuto e sicco e s’è mise e chiatto”.
Il rischio infatti è che ciò che è stato venduto come un aiuto ai lavoratori si sostituisca ai lavoratori stessi. A tal proposito non ci convincono assolutamente le rassicurazioni del commissario Cri Sud Pontino Emilio Donaggio.
Non siamo mai stati contro il volontariato, ma siamo contrari che esso si trasformi nel tentativo di nascondere gli effetti negativi dei tagli sulla qualità dei servizi che eroga il Servizio Sanitario Nazionale.
Di questo passo non ci stupirebbe la possibilità dell’introduzione dei voucher, cioè dei lavoratori a giornata, anche nella sanità. Da parte nostra consideriamo fondamentale ricordare che “il lavoro si paga”, soprattutto a chi ha trasformato il mondo del lavoro in un campo di battaglia, dove al solito a perderci sono i lavoratori.
D’altronde non ci pare che il direttore generale dell’ASL di Latina Michele Caporossi e il suo staff lavorino gratis. Anzi sappiamo che sono lautamente pagati, nonostante le pessime performance (così le chiamano oggi) che caratterizzano la sanità pontina. Basti pensare alle interminabili attese che sono costretti a sopportare i cittadini per poter effettuare gli esami specialistici di cui hanno bisogno”.