MINTURNO – Chiesta la conferma delle condanne in primo grado a solo otto delle nove persone coinvolte nel processo Ego Eco. E’ accaduto ieri presso la terza sezione penale della Corte d’Appello di Roma. Nell’udienza di ieri il procuratore generazione ha anche chiesto una perizia per valutare le modalità e la correttezza del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Nel corso della sua requisitoria, il procuratore generale ha chiesto l’annullamento della condanna dell’imprenditore Vittorio Ciummo, rinviando gli atti alla Procura di Latina. E’ stato infatti accolto uno dei motivi d’appello da parte dell’avvocato difensore Oreste Palmieri, relativo a questioni procedurali.
Il processo d’appello è stato rinviato al 3 dicembre per gli interventi dei legali difensori, mentre per il 28 gennaio è prevista la sentenza di secondo grado.
Il 17 luglio 2013 il giudice del Tribunale di Gaeta, Carla Menichetti, emise una sentenza con condanne pesanti come macigni per truffa ai danni dello Stato e frode in appalti pubblici, a vario titolo, che prevede nello specifico:
Romolo Del Balzo, condannato a 5 anni con interdizione perpetua dai Pubblici Uffici e pagamento di una multa di 2600 euro; Vittorio Ciummo, condannato a 5 anni con interdizione perpetua dai Pubblici Uffici e multa da 3000 euro; Pino Sardelli, condannato a 3 anni con 2 anni di interdizione dai Pubblici Uffici e 1500 euro di multa; Carmine Violo 3 anni e 1500 euro di multa; Anacleto Fini 2 anni e mezzo e 1500 euro; Augusta Ciummo 2 anni e mezzo e 2000 euro; Anna Antonia Romano 2 anni e 1500 euro; Gerardo Ruggeri 2 anni e 6 mesi e 2500 euro; Liberato De Simone 3 anni e 6 mesi e 2000 euro. Tutti gli imputati hanno inoltre ricevuto la condanna all’interdizione a contrattare con la pubblica amministrazione.
Furono invece assolti per non aver commesso il fatto gli impiegati comunali Michele Camerota e Giuseppe Papa.
Una sentenza di quella che è stata forse la più grande inchiesta su questioni amministrative degli ultimi tempi non solo a livello locale ma anche provinciale. Secondo la pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano, i condannati avrebbero agito in danno del Comune di Minturno nell’ambito dell’esecuzione dell’appalto per la gestione della raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade, “fingendo” di effettuare la raccolta differenziata.