SPERLONGA – È boom di querele a Sperlonga contro i giornalisti. A conti fatti sono quasi una ventina e coinvolgono professionisti e pubblicisti o in generale corrispondenti di più testate giornalistiche operanti in provincia di Latina. Situazione difficile per chi racconta e lo fa nell’incertezza di ricevere una notifica giudiziaria o addirittura di scoprirla da sé mentre, per ragioni che attengono al proprio lavoro, viene a conoscenza di delibere ed atti comunali. È il caso – come riporta Ossigeno Informazione (osservatorio sui giornalisti minacciati in Italia) – di Federico Domenichelli che ne avrebbe collezionate addirittura 8 e di Graziella di Mambro a quota 2 da parte del sindaco facente funzioni Faiola. Gran parte delle querele riguarderebbe questioni di urbanistica e varianti sulle quali è in corso un’inchiesta della magistratura. Coinvolte le testate Quotidiano di Latina, Latina Oggi e Latina Editoriale Oggi (le prime due non più in edicola), ma, secondo indiscrezioni, sono anche altre le testate ed i giornalisti che hanno ricevuto notifiche, quotidiani nazionali compresi.
Nel 2014 durante un convegno di aggiornamento professionale organizzato dall’ordine dei giornalisti del Lazio sul tema della diffamazione, è stato evidenziato il caso delle 21 querele presentate a suo tempo dal presidente della provincia di Latina Armando Cusani. “Delle ventuno querele – si legge nel report 2015 di Ossigeno Informazione – otto sono state già archiviate su richiesta della Procura della Repubblica di Cassino, competente per il territorio in cui si stampava il giornale all’epoca della pubblicazione degli articoli contestati. Contro le archiviazioni, in due casi il presidente Cusani ha presentato opposizione in Cassazione, giudicata inammissibile. Per tre querele, invece, i giornalisti sono stati assolti”.
Si è poi esaminato il caso Italia, dove, attraverso il sistema della “querela preventiva”, si sta tentando di instaurare un clima pesante di dissuasione verso i mezzi di comunicazione facendo balenare noie giudiziarie e patrimoniali. Al bavaglio alle inchieste non fa da contraltare un sistema legislativo che preveda adeguate forme di difesa contro coloro che querelano pretestuosamente. L’ultima proposta di legge approvata alla camera dei deputati (relatore Walter Verini) prevede in caso di diffamazione pene pecuniarie invece del carcere. Prevede anche, in caso di querela temeraria, che il querelante possa essere condannato fino a 10.000 euro da versare alla cassa ammende. Ma il provvedimento, dopo la terza lettura della Camera, è attualmente fermo in Senato.