MINTURNO – Non ci sono più soldi né per proseguire l’attività didattica né tantomeno per la riqualificazione dell’ex Sieci di Scauri, sulla quale era fondata la convenzione trentennale siglata con il Comune di Minturno. L’Ismef Onlus oggi appare sempre più un ente in dismissione, anche alla luce dello sgombero che è avvenuto in questi mesi presso il Castello Baronale, mentre è da almeno un anno che non si tengono le lezioni.
LA RELAZIONE ISPETTIVA. Ma al di là di ciò che sta accadendo all’interno dell’antico maniero, a sciogliere ogni dubbio è il carteggio intercorso tra il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’Ufficio Legislativo del Servizio sindacato ispettivo parlamentare e la Direzione Generale per la vigilanza sulle autorità portuali, le infrastrutture portuali e il trasporto marittimo e per vie d’acqua interne. È tutto scritto, nero su bianco, nella lettera datata 17 febbraio 2016 a firma del Capo reparto Amm. Isp. (CP) Giovanni De Tullio, in seguito all’interrogazione parlamentare presentata dal Senatore Claudio Moscardelli. In questa nota è chiaramente scritto che i fondi stanziati sono finiti in perenzione e che è stato operato il “totale definanziamento” a seguito della Legge di Stabilità 2015.
LA CONVENZIONE. Andiamo avanti per gradi. Com’è fin troppo noto, la convenzione tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’Ismef Onlus è stata stipulata l’11 novembre 2005. Per l’occasione è stato istituito un fondo per la promozione dei trasporti marittimi sicuri, mediante il finanziamento di studi e ricerche. Pochi anni dopo, nel 2009, a seguito dell’adozione del decreto del Presidente della Repubblica n. 211/2008 in merito al “Regolamento di organizzazione del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti”, la gestione del contributo è stata trasferita al “Centro di responsabilità amministrativa” del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto. Un passaggio di non poco conto per la storia che verrà in seguito. Il documento statuiva che il contributo, ammontante a circa 4 milioni di euro per anno, per un totale di 30 milioni, potesse essere destinato, in misura non superiore al 50%, alla realizzazione di idonee infrastrutture da destinare a sede formativa, tramite il recupero di beni pubblici. L’articolo 1 della convenzione indicava espressamente il complesso edilizio dell’ex fabbrica Sieci di Scauri, immobile messo a disposizione in comodato d’uso gratuito dal Comune di Minturno inizialmente per un periodo di 10 anni (amministrazione Graziano) e in seguito con altra convenzione per 30 anni (amministrazione Sardelli), quale bene destinato a costituire, previo recupero infrastrutturale, la sede didattico-formativa dell’Istituto di formazione. Non avendo altra sede dove svolgere i corsi, l’Ismef chiese al Ministero, ottenendo con decreto dirigenziale del 20 giugno 2006, la possibilità di destinare parte delle risorse al completamento della sede didattica del Castello Baronale di Minturno. L’immobile fu concesso, sempre in comodato d’uso gratuito, dall’amministrazione Sardelli con altra convenzione per 5 anni, poi prorogata per altri 5 anni dal commissario Vincenzo Greco nel 2011 (in scadenza il prossimo 16 gennaio 2017). Da sottolineare che la convenzione prevedeva l’istituzione di una biblioteca pubblica all’interno del Castello, iniziativa che in dieci anni non si è mai concretizzata.
L’ASSENZA DEL PROGETTO DELLE SIECI. Fin qui la storia nota. Ciò che è sempre mancato in questi dieci anni è stata la trasparenza sugli atti, ma soprattutto sui finanziamenti ancora attivi. Su questo ha fatto luce proprio il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, al quale è passata la competenza. Tali accertamenti, infatti, non erano mai stati effettuati in profondità dal Ministero per le Infrastrutture. Dall’esame della situazione contabile svolto, appunto, dal Comando, è stato riscontrato che per gli interventi in questione è stata erogata solo, nell’anno 2011, la somma di 970.537 euro per la messa in sicurezza dell’area del complesso ex Sieci. “A fronte di tale erogazione – si legge nell’informativa – l’Ismef non ha prodotto, come previsto, il necessario progetto anche solo in fase preliminare, debitamente congruito dall’Organo tecnico ministeriale, sebbene tale circostanza sia stata più volte evidenziata nella conferente, copiosa corrispondenza tra questo Comando generale e lo stesso ente”. L’Ismef, come è noto, ha invece continuato ad utilizzare la sede provvisoria del Castello Baronale per ben dieci anni, operando alcuni adeguamenti strutturali.
I FINANZIAMENTI PERDUTI. E si arriva alla parte più interessante della relazione, in quanto “il mancato utilizzo da parte dell’istituto delle somme stanziate nel corso degli anni per gli interventi sul complesso ex Sieci, ha fatto sì che le stesse siano cadute in perenzione amministrativa”. Cosa significa? Ci viene in aiuto la Ragioneria Generale dello Stato: “La perenzione amministrativa è un istituto caratteristico della contabilità pubblica, secondo il quale i residui passivi che non vengono pagati entro un certo tempo a partire dall’esercizio a cui si riferiscono vengono eliminati dal bilancio dello Stato e iscritti nel Conto del Patrimonio dello Stato tra le passività”. In parole povere, fondi andati perduti. Più avanti, nella relazione ispettiva, viene specificato che tali somme, ammontanti a circa 6,7 milioni di euro, “risultando di difficile utilizzazione e previo specifico concordamento con l’Onlus stessa, con nota prot. n. 10.05.16/62805 in data 30 giugno 2014 sono state ricomprese all’Ufficio di Gabinetto tra le somme da eliminare dal bilancio dello Stato”. Dal 2013, inoltre, i finanziamenti in capo all’Ismef sono stati ampiamente ridotti, prima per il finanziamento del ripristino dell’operatività del Porto di Genova a seguito del tragico evento relativo al crollo della Torre Piloti (3,5 milioni per il 2013 e per il 2014) e successivamente con il “totale definanziamento a partire dall’esercizio 2015, operato dalla legge 23 dicembre 2014 n. 190 (Legge di Stabilità 2015)”.
LA CORTE DEI CONTI. Interessanti anche le considerazioni che vengono fatte dallo stesso Comando Generale, che “si è interrogato sull’opportunità di mantenere in vita tale rilevante contribuzione in relazione al contesto economico nazionale e ai rilevanti costi fissi imputati dall’Ente al contributo statale (unica fonte di finanziamento dell’Ente) a fronte dei limitati apporti alla collettività”. A tal fine, il Comando Generale ha anche richiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri – sotto la scorta del parere ottenuto dall’Avvocatura Generale dello Stato con lettera del 23 maggio 2013 (prot. n. 05.03/44532) – di attivare la procedura per sottoporre la gestione dei fondi da parte dell’Ismef al controllo della Corte dei Conti. Ma su questo aspetto, come si evince anche dalla nota del Comando generale, ancora non sono noti gli sviluppi. Tuttavia, la medesima richiesta risulta essere stata inoltrata al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Alla luce di tali informazioni, ha ancora senso mantenere in vita una convenzione che prevede il comodato d’uso gratuito trentennale per l’ex fabbrica di laterizi di Scauri? Alla politica l’ardua risposta.
Giuseppe Mallozzi
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