GAETA – La Pozzi Ginori ha annunciato l’apertura di una procedura di mobilità per 90 persone tra operai, impiegati e quadri appartenenti allo stabilimento di Gaeta. Una notizia che era contemplata tra le possibilità inserite nell’accordo di cassa integrazione firmato qualche settimana fa, ma che ha sorpreso non poco, visti i numeri, poiché andrebbe ad impattare il 30% dell’attuale forza lavoro.
L’accordo firmato prevede due anni di cassa integrazione e contiene anche tutta una serie di misure per limitare l’impatto sociale dell’operazione di profonda ristrutturazione e riorganizzazione alla quale lo stabilimento, tra pochi mesi, dovrà essere sottoposto per diventare maggiormente competitivo non solo sui mercati ma anche all’interno del gruppo Geberit. E proprio dalla multinazionale svizzera che, dall’inizio dell’anno ha rilevato la proprietà, sono venute richieste precise di conoscere e determinare, in tempi brevi, una situazione occupazionale dello stabilimento in modo da poter tarare la nuova produzione sulla base delle persone realmente operanti.
Una richiesta perfettamente in linea, con la necessità che un’azienda ha di pianificare al meglio la propria attività sui mercati, avendo una situazione occupazionale ben chiara, ma che diventa meno accettabile quando per determinarla deve passare sopra 90 licenziamenti. Su questo numero le organizzazioni sindacali, infatti, hanno fatto muro, ponendo seri dubbi sulla fattibilità di una nuova organizzazione aziendale dopo un taglio così profondo di personale, pur dimostrandosi pronte a discutere dell’esubero annunciato dalla società. Tutti sono infatti consapevoli di come l’operazione annunciata dalla Geberit, che prevede investimenti per un milione e duecentomila euro, sia l’ultima possibilità per il sito di Gaeta di potersi rilanciare, uscendo da quel declino produttivo al quale sembrava lentamente ma, inesorabilmente, destinata ad avviarsi.
La strada meno traumatica, secondo il sindacato, dovrebbe essere quella di rivedere il numero degli esuberi annunciati, e puntando soltanto su uscite incentivate degli esuberi. Per questo sarà necessario mettere in piedi un percorso di accompagnamento all’uscita per i lavoratori che lasceranno l’azienda.
Commenta Roberto Cecere, Segretario Generale della Femca Cisl di Latina: “Ci troviamo di fronte alla richiesta di 90 licenziamenti, un numero decisamente traumatico non solo per lo stabilimento, ma anche per tutto il comprensorio dove la Pozzi Ginori è rimasto l’ultimo baluardo produttivo di un certo peso in una scena di desolante desertificazione industriale. Abbiamo presentato all’azienda le nostre richieste sperando che trovino attenzione.. Abbiamo firmato, qualche settimana fa, un accordo di cassa integrazione della durata di due anni che dovrà darci il tempo per le opere di ristrutturazione e riorganizzazione indispensabili allo stabilimento per ripartire. Stiamo intraprendendo un percorso per il quale non ci sono nè scorciatoie nè comode vie di fuga, ma pesanti sacrifici per il lavoratori, con l’obiettivo di salvare il sito e l’occupazione”.
Il prossimo 23 aprile è stato convocato nuovamente il tavolo di confronto tra le parti al quale seguiranno, il giorno dopo, le assemblee con i lavoratori per fare il punto della situazione.
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