GAETA – Luigi Passerino è pronto a mettersi al servizio dei suoi concittadini di Gaeta. Domenica 5 febbraio 2017 (ore 10:30) all’interno dell’Hotel Mirasole renderà noti i 10 punti fondamentali del suo programma, scaturiti dai suggerimenti dei tanti simpatizzanti che quotidianamente si recano presso la sede del Campo Base (via Indipendenza 160) per esprimere le loro idee e condividerle alla luce del sole. Si parlerà della conversione dei siti industriali, energia, mobilità sostenibile, politiche sociali e smart e tanto altro ancora. Tematiche che verranno affrontate all’insegna dell’innovazione, vero cuore pulsante e sfida dell’azione di governo del futuro sindaco per i prossimi 5 anni
Sarà un momento di confronto con l’intera città e con quanti ogni giorno di più stanno abbracciando il suo progetto. Tra gli interventi a supporto del candidato a sindaco interverrà Roberto Nicorelli, 32 anni, docente di Produzione e consumi culturali presso l’Università Suor Orsola Benincasa e Consigliere di Amministrazione del Teatro Pubblico Campano. È attualmente componente del comitato artistico del Teatro Stabile Nazionale di Napoli.
“Non abbiamo bisogno di strane alchimie o di accordicchi, non essendo legati a partiti in estinzione o appesi ad un filo per confluire in nuovi, la nostra civicità ci consente di spendere nominativi di spessore riconosciuto, senza pagare dazi inutili a danno della collettività”.
La griglia delle candidature che si sta delineando nei vari schieramenti offre più di uno spunto di riflessione. Il personalismo, introdotto nella politica italiana agli inizi degli anni novanta, grava pesantemente anche sulla politica gaetana. Lo schema dei partiti “liquidi”, dove la base di rappresentanza è chiamata ad applaudire alle convention un candidato “imbonitore” ma poi in concreto è lasciata all’oscuro nei processi decisionali e nelle scelte amministrative è cosa purtroppo tristemente nota.
“Fare il sindaco non è una carriera ma deve essere necessariamente un servizio a tempo. Purtroppo con la scusa della ‘passione’ in questi anni si è andati oltre, con una permanenza tra i banchi consiliari ed un attaccamento alla gestione del potere della cui morbosità è testimone la nuova campagna elettorale. Un amministratore pubblico non è un dipendente comunale e dunque il suo mandato non può essere confuso con un’attività lavorativa stabile, tipica del famigerato posto fisso”.
“Credo sia una sorta di malcostume politico, quello di candidarsi a sindaco con l’obiettivo di fare il consigliere comunale (o avendo la consapevolezza di poter puntare solo a quello). Per cui personalmente, nell’eventualità, non farò il consigliere comunale e lascerò il posto alle persone candidatesi con me come consiglieri. Il rinnovamento è vita. Lasciare spazio è la più alta forma di amore per la propria città”.
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