SPERLONGA – Quelle finestre galeotte. Dovevano essere amovibili nel progetto originario, poi sono diventate fisse. Sono emersi alcuni dettagli di natura tecnica ed urbanistica dal clamoroso sequestro operato martedì dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Latina nei confronti dell’hotel “Ganimede” di Sperlonga, posto sotto chiave alla vigilia dell’inizio del Ponte della Festa della Repubblica con le gravi ipotesi di aumento spropositato delle volumetrie e violazioni del piano regolatore generale, quasi a configurare il reato di lottizzazione abusiva in un’area che, inserita nell’ambito del piano integrato, avrebbe dovuto ospitare interventi di interesse pubblico. Il provvedimento di sequestro, emesso dal Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano, evidenzia la realizzazione di oltre 4100 metri cubi a fronte dei 2500 autorizzati, un incremento provocato dall’omesso computo delle superfici coperte e chiuse su tre lati, del corpo scala del corpo di fabbrica delle scale e delle superfici dei porticati”.
I nomi degli indagati, poi. Alcuni sono “eccellenti”, peraltro coinvolti a gennaio con l’operazione “Tiberio”: il sindaco in carica, Armando Cusani, ed il suo vice Francescantonio Faiola – comproprietari dell’albergo di via Ulisse e firmatari all’epoca, nel 2008, delle richieste dei permessi a costruire – i tecnici progettisti Luca Conte e Antonio Camerota, Antonio Pignataro, amministratore unico della “Resorts & Hotels Sperlonga”; Antonio Faiola e Massimo Pacini, responsabili del settore urbanistico del Comune e i funzionari della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, l’ex sindaco di Campodimele Francesco Paolo Zannella e Giorgio Palandri.
Intanto la gestione della struttura ha avuto tre giorni di tempo, che scadono venerdì, per far evacuare l’immobile che, complice appunto il ponte del 2 giugno, aveva registrato il primo “tutto esaurito” della stagione. Gli stessi clienti avevano assistito alle intimidazioni e agli insulti di cui sono stati vittime i Carabinieri e quattro giornalisti che stavano operando sul posto. A loro è giunta in un duro documento la solidarietà dell’associazione Stampa Romana.
Saverio Forte