GAETA – Anche un noto pilota di rally di Gaeta, di 39 anni, ora promotore di importanti corse motoristiche nel centro Italia, è tra i trenta indagati di una delicatissima inchiesta che, coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Deodato, ha smascherato – secondo è trapelato dagli uffici della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio – una giro di fatture false che supera i 12 milioni di euro. Gli indagati sono trenta che, in rappresentanza di ben 21 società, sarebbero stati complici, direttamente o non, dell’emissione di fatture fasulle tra il 2011 ed il 2015 con l’intento di abbattere i costi delle prestazioni ed iniziative organizzate e per riciclaggio altrove i proventi realizzati. I reati ipotizzati dal pm Deodato sono davvero gravi: associazione a delinquere finalizzate alla frode – secondo quanto prescrive il decreto legislativo 74 del 2000 – riciclaggio, autoriclaggio e interposizione fittizia.
Le indagini della Procura di Roma si sono sviluppate essenzialmente nella capitale ma hanno preso il via, quasi per caso, nel sud-pontino. A promuoverle fu il gruppo di Formia della Guardia di Finanza che aveva deciso di monitorare l’attività imprenditoriale di questo pilota figlio d’arte di Gaeta – il papà era meccanico – da quando dominava nei principali rally del comprensorio, quelli di Gaeta, Sperlonga e soprattutto, di Pico. I bilanci della sua associazione sportiva hanno cominciato a destare qualche sospetto in relazione all’esagerata emissione di fatture riguardavano massicce campagne pubblicitarie. Le indagini, sviluppatesi, hanno messo a nudo per altri indagati fatture nei settori della fornitura di servizi nel settore sanitario e ospedaliere e finanche nella commercializzazioni di carni. Prestazioni diametralmente opposte rispetto alla ragione sociale di ciascuna società sott’inchiesta che hanno spinto la Procura capitolina ad indagare 30 persone. Almeno sino a questo momento…
Saverio Forte