SUD PONTINO – Il già inerte e addormentato panorama politico del Golfo, impegnato in una sonnacchiosa campagna elettorale in quattro comuni (Gaeta, Santi Cosma e Damiano, Ponza e Ventotene), è stato il silenzioso spettatore rispetto al contenuto di un rivoluzionario decreto che, approvato dal governo Gentiloni recante “disposizioni urgenti per la crescita economica del Mezzogiorno” (il cosiddetto Decreto Sud), prevede un pacchetto di provvedimenti che vivacizzeranno di sicuro l’asset economico e occupazionale della confinante Regione Campania.
Se la norma “Resto al Sud” prevede la concessione di finanziamenti agevolati a giovani imprenditori e semplificazioni per le imprese che investono – ogni giovane meridionale, che non dispone di mezzi propri per avviare una sua attività, avrà a disposizione una potenziale dotazione di 40mila euro, di cui il 35% a fondo perduto, a copertura dell’intero investimento e del capitale circolante – una delle peculiarità contenute nel “Decreto sud” è il primo “Sì” del Governo all’istituzione delle Zone Economiche Speciali che per il momento saranno attuate nel Mezzogiorno.
Si tratta di un decreto che ha contribuito a varare e redigere – grazie alla sua particolare e apprezzata consulenza scientifica e accademica – il manager formiano Maurizio D’Amico, il segretario generale dell’Advisory Board della Federazione Mondiale delle Zone Franche e delle Zone Economiche Speciali (Femoza) di Ginevra che dal mese di ottobre 2016 sto fornendo il suo contributo in materia di “Zes”, nel Tavolo Tecnico Interistituzionale sulle Zone Economiche Speciali istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in cui è stato nominato membro, nella qualità di esperto sulle zone franche e sulle “Zes” a supporto dell’Ufficio di Gabinetto del Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture.
Le “Zes” saranno dotate di agevolazioni fiscali aggiuntive, rispetto al regime ordinario del credito d’imposta al sud, che già prevede notevoli vantaggi fiscali. In particolare, oltre agli investimenti delle piccole e medie imprese, saranno eleggibili per credito d’imposta investimenti fino a 50 milioni di euro, di dimensioni sufficienti ad attrarre player internazionali di grandi dimensioni e di strategica importanza per il trasporto marittimo e la movimentazione delle merci nei porti del Mezzogiorno.
Il decreto legge del governo prevede – non a caso – la necessaria connessione delle “Zes” con i porti e con le aree a loro economicamente collegate; inoltre viene attribuito un ruolo importante ai Presidenti delle Autorità di Sistema Portuale. L’Italia così potrà diventare il primo grande Paese dell’Unione Europea dotato di Zone Economiche Speciali nominativamente definite come tali e questa circostanza potrà avere conseguenze estremamente rilevanti anche con riferimento al suo coinvolgimento come unico Paese membro del G7 nel progetto cinese “One Belt One Road”.
La politica del sud pontino, invece, è rimasta passiva sul contenuto di questo importante ed atteso provvedimento normativo, per certi versi colpevole “ignorante” (di non conoscere) del contenuto dello strategico strumento di programmazione economica e, di conseguenza, impossibilitata ed incapace di inserirla nella sua agenda. Quella vera, destinata al bene comune.
Saverio Forte