FORMIA – E’ stato scritto un altro importante capitolo nella delicata e intricata querelle giudiziaria ma anche tecnico-amministrativa relativa al recupero e alla riconversione urbanistica dell’ex colonia Di Donato di Formia per la quale il sostituto procuratore della Repubblica di Cassino Alfredo Mattei ha concluso le indagini preliminari nei confronti di otto persone, indagate, a vario titolo, per frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e truffa aggravata ai danni di un ente pubblico. I titolari dell’impresa vincitrice dell’appalto promossi dall’Ipab della Santissima Annunziata di Gaeta, Francesco e Umberto Battista, sono i più attivi sul fronte processuale con l’obiettivo, dichiarato, di uscire di scena al più presto da questo pericoloso imbuto in cui la politica, ai diversi locali e regionali, deve ancora offrire la sua versione sui fatti.
Dopo aver chiesto e ottenuto dal Gip del Tribunale di Cassino la revoca del sequestro urgente disposto dal Procuratore Capo Luciano D’Emmanuele e dallo stesso dottor Alfredo Mattei di 231mila euro in conti correnti e disponibilità finanziarie “congelati” presso alcune banche di Formia, Fondi, Gaeta, Latina, Napoli, Roma, Salerno e Rieti, lo stesso giudice per le indagini preliminari Salvatore Scalera, si è opposto ora allo svolgimento di un incidente probatorio per ribattere alla tesi propugnata dalla Procura (attraverso una propria perizia di parte) secondo la quale la Sacen avrebbe beneficiato di un ingiusto profitto, pari a circa 231mila euro appunto, non solo per presunte difformità dei lavori rispetto alla progettazione iniziale ma anche per asserite gravi violazioni sulle norme sugli appalti pubblici, “violazioni” che le avrebbero quindi procurato un indebito arricchimento. L’istanza dell’avvocato Andrea Di Croce era invece quella di contestare il contenuto della perizia sollecita dalla Procura di Cassino ad un professionista della città martire secondo il quale la Sacen non realizzato i lavori previsti dal capitolato di gara in proporzione allo stato dei lavori poi realmente monetizzati.
Il diniego del Gip Scalera scaturisce dal parere contrario espresso dal sostituto procuratore Mattei e questo “disco rosso” preoccupa non poco ora il collegio difensivo degli imprenditori che, invece, hanno chiesto di svolgere un incidente probatorio, magari dopo un mirato sopralluogo presso la storica struttura di via Olivetani, perché l’intero corpo di fabbrica è a rischio crollo per la situazione di abbandono e di incuria in cui si trova il cantiere dopo il sequestro disposto, a più riprese, dalla stessa Procura della Repubblica. Insomma c’era necessità di “cristallizzare” la presunta “scena del crimine” prima dello svolgimento del processo e, probabilmente, della richiesta della Procura al Gup del Tribunale di Cassino di mandare a processo gli otto indagati di questa vicenda sulla quale ha indagato dall’inizio il gruppo di Formia della Guardia di Finanza.
Intanto – secondo alcune indiscrezioni che circolano negli ambienti giudiziari di piazza Labriola – il pm Mattei ha fretta di concludere definitivamente la fase delle indagini preliminari. Subito dopo Natale e prima ancora di Capodanno ha accettato di interrogare proprio Francesco e Umberto Battista, gli stessi che, quantunque possa apparire paradossale almeno apparentemente, avevano chiesto svolgimento dell’incidente probatorio. Si tratta di una richiesta che probabilmente sarà rinnovata durante la quasi certa udienza preliminare nel corso della quale compariranno molti degli atti portati all’attenzione del Gip Scalera per ottenere la revoca del sequestro dei 231 mila euro tra conti correnti e disponibilità finanziarie della Sacen. L’avvocato Di Croce aveva allegato gli atti relativi ad un contenzioso in sede civile per il mancato pagamento da parte dell’ente appaltante, l’Ipab della Santissima Annunziata di Gaeta di quanto dovuto…e, più precisamente, aveva evidenziato che a fronte di lavori eseguiti dalla Sacen per l’appalto in questione per un importo di Euro 632.320,68 oltre Iva (pari ad 695.553,02 euro), la Sacen stessa aveva ricevuto soltanto un acconto pari ad 181.818,18 oltre Iva (ovvero 200.000,00 euro) restando creditrice per 450.502,50 euro oltre Iva (e cioè complessivamente 495.553,02 euro).
Il perito del sostituto procuratore Mattei ha, invece, ritenuto che l’importo vantato dalla Sacen dovesse essere ridotto complessivamente della somma di 231.930,00 euro (ovvero dell’importo di cui era stato disposto il sequestro) di cui 150.868,87 euro, relativamente all’appalto principale, e 81.062,00 euro per i lavori relativi un contratto aggiuntivo avente ad oggetto indagini volte ad approfondire il livello di conoscenza in vista di ulteriori interventi che l’ente appaltante intendeva effettuare sul medesimo immobile. La consulenza della Procura è stata ritenuta frutto di errori e di omissioni di valutazione anche per un altro mero aspetto contabile: “ Anche a voler dar credito a quanto sostenuto dal consulente incaricato dal Pubblico Ministero e detraendo dall’importo finale dei lavori eseguiti dalla Sacen la somma di 231.930,00 euro – chiosa l’avvocato Di Croce – si ottiene che il credito, in ogni caso, ancora vantato dai miei assistiti è pari ad 218.572,50 euro”. Altro che frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni di un ente pubblico…
Saverio Forte