FORMIA – Quel prestito in contanti di 10.500 euro fu concesso per permettere al beneficiario di affrontare un’improvvisa situazione di difficoltà economica. I concedenti pretesero la restituzione di… 12mila euro in poco meno di un mese e, secondo la risultanze investigative del gruppo di Formia della Guardia di Finanza prima e della Procura della Repubblica di Latina poi, quello fu un prestito usurario in quanto i tassi avrebbero sfiorato il 145% annui. Due noti imprenditori e politici di Formia, Antimo ed Erasmo Merenna, di 70 e 41 anni, sono stati condannati in via definitiva dalla Corte di Cassazione ad un anno e quattro mesi di reclusione – la pena è stata sospesa – con la pesantissima accusa di usura. I giudici della suprema corte, infatti, hanno respinto il ricorso del loro legale, l’avvocato Luca Scipione, contro l’analoga e precedente sentenza di condanna della Corte d’Appello di Roma e, ancorprima, del Gup del Tribunale di Latina Nicola Iansiti.
I Merenna, padre e figlio, legali rappresentanti di una nota tipografia in località Mergataro a Formia, erano stati denunciati da un loro ex dipendente che – secondo la tesi difensiva dell’avvocato Scipione – avrebbe utilizzato il prestito gravato da tassi usurai per l’esito favorevole di un contenzioso in sede civile promosso in precedenza contro i due imprenditori, entrambi vicinissimi alle posizione di Forza Italia: il primo Erasmo, consigliere comunale a Formia eletto nelle liste del Pd e poi trasmigrato nel gruppo di Forza Italia, il padre, Antimo, tuttora componente del consiglio di amministrazione del consorzio di sviluppo industriale del sud-pontino.
“Si avvicinano le elezioni – ha commentato Erasmo Merenna, probabile protagonista alle prossime amministrative del Comune di Formia – e puntualmente arrivano simili e gravi provvedimenti giudiziari. Io e mio padre siamo sereni, convinti assolutamente della nostra assoluta estraneità ai fatti che la Finanza prima e la Procura della Repubblica di Latina ci attribuiscono. Siamo tranquilli perché tutti ci conoscono per il modo generoso e buono di trattare le persone e di affrontare la vita. Ma questo modo di fare è stato mal interpretato e strumentalizzato per altri procedimenti civilistici promossi in precedenza. E’ questa è l’assoluta verità…”
Saverio Forte