ITRI – Si allungano i tempi per la risoluzione dell’intricata controversia legata alla funzionalità di cinque pozzi che, dislocati a macchia di leopardo sul territorio comunale di Itri e originariamente autorizzati solo per finalità agricole e irrigue, si sono trasformati in fonti di approvvigionamento per quasi 4000 persone e 1000 utenze domestiche in numerose località e contrade agricole del territorio aurunco. Che la Provincia sia irremovibile – e non avrebbe potuto fare diversamente – nel portare avanti il suo decreto di chiusura dei pozzi con immaginabili conseguenze di natura igienico-sanitaria l’ha confermato nel tavolo tecnico che la responsabile del suo settore Ambiente, Nicoletta Valle, ha convocato e presieduto. Vi hanno partecipato naturalmente i rappresentanti del comune di Itri – il sindaco Antonio Fargiorgio ed il suo “vice” Andrea Di Biase, il comandante della Polizia locale Raoul De Michelis e la dottoressa Marra – ma hanno pesato le assenze dei delegati dell’Ato 4 (era attesa la responsabile della sua segreteria tecnica Angelica Vagnozzi) e soprattutto del competente ufficio della Regione. E’ stata sviluppata una discussione per individuare la soluzione migliore che permetta alla Provincia di sospendere il suo decreto di chiusura dei pozzi “illegali” (invita lo stesso comune di Itri ad elevare sanzioni pecuniarie salatissime) e tutelare anche gli interessi di 4000 persone che al momento rischiano – anche se in forma ipotetica – di lasciare le rispettive abitazioni per motivi igienico-sanitari. Il sindaco Fargiorgio ha esternato alla dottoressa Valle la proposta scaturita dalla precedente discussione promossa dal consiglio comunale di Itri di sospendere l’efficacia del proprio decreto di chiusura dei cinque pozzi per un periodo minimo di 12 mesi prorogabile a 24 nelle more di una definizione normativa e tecnica dell’intera emergenza. La Provincia naturalmente non vuole incorrere in alcuna forma di abuso e omissione di atti d’ufficio e, in quest’ottica, chiede il soccorso della Regione Lazio che per queste questioni di natura ambientale ha subdelegato le stesse Province. Il sindaco di Itri intende percorrere la strada alternativa di pubblicizzare l’intera controversia, magari istituzionalizzando tanti micro-consorzi quante sono le realtà territoriali interessati di cui farebbero parte il comune, i privati (proprietari dei pozzi esistenti) e l’ente gestore, Acqualatina. Se ne saprà qualcosa di più martedì sera dopo che il sindaco Antonio Fargiorgio avrà incontrato a Roma il responsabile della direzione regionale “Risorse idriche e difesa del suolo” Marco Lasagna. Intanto lo stesso primo cittadino ha avuto ampie rassicurazioni dalla Provincia che i pozzi a cui sono allacciate 1000 utenze non chiuderanno ma la situazione, dopo mesi e anni di omissioni e di comportamenti amministrativi tuttaltro che lungimiranti, impone immediate risposte. Caustico appare il consigliere comunale del Movimento cinque stelle Osvaldo Agresti: “ Simpatica la tesi della consultazione in Regione dove non si può far nulla se la dirigente del settore ambiente della Provincia rimane sulle sue posizioni Intanto i pozzi sono diffidati ad erogare acqua e i proprietari rischiano imputazioni penali per la violazione della diffida! il sindaco è nei guai e 4000 cittadini pure…”