SABAUDIA – Era clandestino da undici anni, era destinatario di ben tre provvedimenti di espulsione e, nonostante ciò, era imbarcato – naturalmente in maniera irregolare – su una paranza di peschereccio di San Felice Circeo. Questa inverosimile situazione è stata smascherata da un guardiacoste della sezione navale della Guardia di Finanza di Civitavecchia nell’ambito di un servizio preventivo nelle acque prospicienti Capo d’Anzio.
Gli uomini del capitano Vincenzo Casaregola hanno rinvenuto a bordo dell’imbarcazione, impegnata in una battuta di pesca tra il litorale romano e le isole di Ponza e Ventotene, un tunisino di 30 anni che non era in regola con il permesso di soggiorno. E, nonostante questa situazione di illegalità di protraesse da ben 11 anni, l’uomo era solito ope-rare a bordo delle tante imbarcazioni da altura ormeggiate presso il porto di Anzio. Una di queste era di San Felice Circeo che per decisione del suo armatore, un uomo di 52 anni di Sabaudia, aveva scelto il litorale a sud di Roma per praticare l’attività di pesca.
Intanto del marittimo tunisino si stanno occupando gli agenti del commissariato di Polizia di Anzio che l’hanno posto in stato di fermo in attesa del provvedimento di rimpatrio. Rischia grosso anche l’armatore del peschereccio, denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica di Velletri per l’impiego di un lavoratore sprovvisto del regolare permesso di soggiorno e destinatario di una sanzione amministrativa di 5000 euro.
Il Capitano Casaregola, peraltro originario di Gaeta, conferma che il fenomeno circa l’utilizzo della manodopera clandestina da alcune marinerie stia provvedendo il sopravvento lungo il litorale laziale, un “modus operandi” che permette agli stessi lavoratori illegali di non beneficiare di alcun diritto ed di alcun tipo di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Saverio Forte
Video del fermo