FORMIA – Un paese, Maranola a Formia, che per tre serate si trasforma, si fa presepe. L’intera comunità aurunca anche quest’anno si mobiliterà il 26 dicembre (con il “Viaggio di Maria e Giuseppe”), il 1 ed il 6 gennaio (con “L’arrivo dei magi alla Capanna”), dalle 16.30 alle 19.30, per l’organizzazione del presepe vivente che, organizzato dall’associazione “Maranola Nostra” nell’ambito della programmazione natalizia del comune e con il sostegno della Regione Lazio, è giunto alla sua 44° edizione e, pertanto, è considerato a ragione uno dei più antichi d’Italia. Quasi per magia gli abitanti dell’incontaminato borgo Maranola, oltre trecento, diventeranno “pastori” e figuranti, di ogni età, rigorosamente in costume locale e saranno protagonisti di una nobile iniziativa culturale: far rivivere i mestieri dell’antica civiltà contadina ormai scomparsa.
E così che l’incontaminato centro storico della medioevale Maranola diventerà la suggestiva scenografica fatta di luci, ombre, rumore dei mestieri, il chiacchiericcio degli avventori e i canti delle nenie della tradizione natalizia in un unico spartito accompagneranno il visitatore che avrà come destinazione finale la capanna di Betlemme dove ad attenderlo ci sarà Sacra Famiglia, anch’essa in costume locale per creare un’atmosfera unica e straordinaria fatta di colori e di profumi naturalmente sulle note delle zampogne e delle antichissime nenie. La 44° edizione del Presepe Vivente di Maranola è stata presentata domenica scorsa in occasione di un interessante incontro storico-culturale presso l’antichissima chiesa di Santa Maria ad Martyres che dal 1974 – anno in cui la geniale iniziativa prese spunto da un gruppo di giovani volontari del gruppo Scout “Maranola 1°” e della vivace comunità parrocchiale di San Luca Evangelista, eredità pesantissima poi raccolta dall’istituenda associazione culturale “Maranola Nostra” prima presieduta a lungo da Angelo D’Onorio De Meo e ora dal nipote Claudio Filosa – è il capolinea artistico del Presepe Vivente.
Qui si può ammirare un presepe in terracotta policroma di scuola pugliese del XVI secolo, si snoda su due livelli, in basso sull’altare la sacra famiglia e sull’arco che funge da capanna figure grandi e piccole a seconda della prospettiva. Desta attenzione la figura particolare di una donna con bambino in grembo ed in testa un cesto con le “fuscelle” di un formaggio locale, il marzolino, immagine simbolica di una civiltà contadina, come quella di Maranola, appartenente ad un tempo ormai trascorso.
Saverio Forte
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.