GAETA – Si è avvalso della facoltà di non rispondere il tenente colonnello Alessio Costagliola nel corso dell’interrogatorio di garanzia cui è stato sottoposto davanti il Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera con le pesanti accuse di aver gestito sino a sabato scorso un giro di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione a Bologna, città in cui guidava il secondo gruppo della Guardia di Finanza. L’ufficiale originario di Gaeta, tuttora ai domiciliari presso l’abitazione della sua famiglia d’origine residente nel quartiere di Monte Tortona, è rimasto in silenzio davanti il Gip Scalera che l’avrebbe dovuto ascoltare per rogatoria per conto del collega del Tribunale di Bologna, Alberto Gamberini, lo stesso magistrato che aveva emesso l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta del sostituto procuratore Flavio Lazzerini.
La difesa del tenente colonnello Costagliola ha manifestato ora l’orientamento a presentare un ricorso al Riesame per contestare la legittimità della misura restrittiva e per ribadire come il suo coinvolgimento in questa vicenda scaturisca solo da una vendetta probabilmente maturata in ambito familiare. La tesi difensiva è chiara: il tenente colonnello non ha avuto nulla a che fare con un giro di prostituzione nell’appartamento in cui viveva con il coinvolgimento di alcune escort sudamericane, una delle quali – a quanto pare – era una sua amica. Le indagini – come ha fatto sapere il comando regionale delle Fiamme Gialle – intanto proseguono e le stanno compiendo gli agenti del Nucleo di polizia tributaria di Bologna, gli stessi che hanno materialmente arrestato il collega originario di Gaeta.
Gli accertamenti sono finalizzati a stabilire la destinazione finale del flusso di denaro generato dall’attività di prostituzione di cui Costagliola, nel frattempo sospeso dal servizio, sarebbe stato una vittima per mettere ordine a guai economici di alcune persone sinora a lui vicine.
Saverio Forte