FORMIA – L’emergenza bomba rinvenuta in un cantiere edile nel popolare e popoloso quartiere di Rio Fresco Scacciagalline di Formia comincia a produrre i primi danni economici. E c’era da aspettarselo. Dall’alto del suo riconosciuto aplomb, caratteriale ed imprenditoriale, Antonio Celletti, patron insieme alla sorella Carla, di due delle più importanti strutture ricettive della città, il Grande Albergo Miramare e l’Hotel Il Fagiano, non vuole alimentare alcuna guerra di religione (“anche perché non servirebbe a nulla”) ma, tracciando una linea, arriva, dall’alto del suo pragmatismo imprenditoriale, ad una conclusione: le due strutture di Formia di proprietà della famiglia Celletti (la terza il Castello Miramare ha chiuso mestamente i battenti dopo la conclusione dell’oneroso contratto di locazione) hanno dovuto rinunciare a ben undici banchetti di prima comunione prenotati tra domenica 28 aprile e domenica 5 maggio, giorno in cui, dopo una palese incertezza, è stata ufficializzata l’evacuazione di ben 16 mila cittadini per permettere lo spolettamento, la rimozione e la messa in sicurezza dell’area in cui è “spuntata”, dopo 75 anni, la bomba di 500 libbre dell’aviazione inglese risalente alla seconda guerra mondiale.
Su quest’emergenza la comunicazione, ai diversi livelli, non è stata ottimale e a rimetterci sono stati tanti ristoratori che con il ponte Pasquale, quello del primo Maggio e, soprattutto, grazie alle primaverili “Prime Comunioni” avrebbero voluto dare ossigeno alle rispettive attività. E invece la prima data – 28 aprile – veicolata per il disinnesco del residuato bellico ha convinto tre famiglie a disdire la prenotazione formalizzata da tempo presso le due note e rinomate strutture di via Appia Lato Napoli. Un’altra “mazzata” per la famiglia Celletti è quando ha appreso, sempre dagli organi d’informazione, la data ufficiale, del 5 maggio, per la rimozione della bomba di Rio Fresco: per quel giorno le prenotazioni erano undici e le famiglie che avevano versato la tradizionale caparra – sono di Gaeta, Formia, Itri, Scauri e Napoli – sono state costrette a reperire altri ristoranti (i genitori di un bambino di Minturno hanno dovuto accontentarsi di un locale di Bacoli, alle porte di Napoli) riformulando gli inviti o decidendo, dopo una ricerca inutile sul territorio di un locale estraneo alla famigerata “zona rossa”, di posticipare di una settimana il pranzo tipico della “Prima comunione”.
“Come famiglia Celletti abbiamo dovuto chiedere scusa a tanti nostri clienti che – ha commentato il patron del Grande Albergo Miramare – avrebbero potuto in teoria promuovere azioni legali nei nostri riguardi. Non l’hanno fatto e non lo faranno perché hanno capito l’oggettiva situazione d’emergenza che, secondo noi, poteva essere gestita meglio nelle sue fasi iniziali. La colpa della stampa? I giornalisti scrivono quello che le fonti, ai diversi livelli, raccontano o consigliono di dire. Ma questo danno, dopo una stagione invernale disastrosa, non ci voleva proprio”. Antonio Celletti evita di drammatizzare quanto sta avvenendo ma – a suo dire – altre perdite le stanno subendo altri ristoranti di Formia che, insistendo nel raggio d’azione dei 1800 metri rispetto al luogo di ritrovamento della bomba inglese, hanno dovuto subire disdette sia per la prima (28 aprile) che per la seconda (5 maggio) data prescelta dalla Prefettura per disinnescare l’ordigno bellico.
E non è finita. Disdette vengono registrate da altre strutture ricettive e della ristorazione di Gaeta, le stesse che paradossalmente avrebbero dovuto – secondo il sindaco Cosmo Mitrano – ospitare i “cugini formiani” destinatari del provvedimento prefettizio di evacuazione per pranzare a “prezzi stracciati”. E il motivo è il seguente: dalle prime ore di domenica 5 maggio saranno chiuse al traffico (all’interno della zona rossa) la variante Formia-Garigliano, l’Appia ed il tratto iniziale della strada regionale Flacca. Le cerimonie religiose nel corso delle quali tanti bambini si accostano al sacramento della Prima comunione non possono svolgersi all’alba anche per rispetto dei giovanissimi protagonisti e allora la decisione delle tante e rispettive famiglie è stata drastica: ce ne andiamo altrove…
Saverio Forte