TERRACINA – E’ considerata l’”Heysel” del ciclismo contemporaneo. Ma, a differenza della carneficina dello stadio di calcio di Bruxelles del 29 maggio 1985 provocata dall’insana violenza di un gruppo di hoolingans del Liverpool contro quelli della Juventus spettatori della famigerata curva “Z” nella finale di quella edizione della Coppa dei Campioni di calcio, quella tragedia di mezzo secolo fa fu un eccesso di amore e di partecipazione nei confronti del ciclismo. Terracina è pronta ad accogliere mercoledì la quinta tappa del 102° Giro d’Italia ma anche a commemorare e a ricordare un bambino che il 22 maggio 1969, 50 anni fa, aveva soltanto 11 anni.
Si chiamava Giancarlo Manzi, era di Terracina ed era felicissimo di stare con i suoi genitori per assistere sul lungomare Circe all’arrivo della tappa, la settima, di quell’edizione del Giro d’Italia, la “Viterbo-Terracina”. Giancarlo morì di….curiosità: si trovava nel momento sbagliato al posto sbagliato quando rimase intrappolato dal crollo della tribuna su cui si trovava sotto lo striscione del traguardo finale. Quella pagina è rimasta indelebile per la storian sportiva e civile di Terracina. E ha fatto bene il sindaco Nicola Procaccicini a chiedere alla Rcs, la società satellite della Gazzetta dello Sport che organizza il Giro d’Italia, di intitolare la tappa, molto attesa, della rassegna rosa, al piccolo Giancarlo. Per la cronaca quella tappa di mezzo secolo fa fu vinta da Eddy Merckx, il “cannibale” capace di vincere infinite edizioni del Giro e del Tour de France, ma il campione belga, al termine di quella volata, non riescì a sorridere. Il dolore fu troppo forte dopo aver saputo che era morto un bambino di 11 anni e altri 48 spettatori presenti su quella tribuna che imrovvisamente si rovesciò sulla sede stradale erano rimasti feriti. Dodici di loro furono ricoverati in gravi condizioni. Merckx finì in lacrime anche alla conclusione di quel Giro d’Italia a Milano: fu squalificato per doping, risultò positivo alla francamina, una sostanza presente nel Reactivan, un farmaco che acquistò liberamente in Italia senza alcuna clausola. Fu una strategia difensiva azzeccata per guadagnarsi un’immediata riabilitazione per correre e…vincere un mese più tardi la “Grand Boucle”. Il Giro d’Italia della tragedia di Terracina, il 52°, ebbe un podio finale tutto italiano: Felice Gimondi ebbe la meglio su Claudio Michelotto e Italo Zilioli.
Ora Terracina è pronta mercoledì ad ospitare la quinta tappa del 102° d’Italia di ciclismo, di 140 chilometri. Lo farà a distanza di 19 anni e per la quarta volta nella storia di un evento seguito da 900 milioni di spettatori attraverso 179 televisioni collegate e la scelta di affidarsi al ciclismo e alla sua vasta platea televisiva è motivata per affermare definitivamente la già buona immagine turistica della città. Sul piano squisitamente la tappa arriverà da Frascati e la carovana dovrebbe arrivare a Terracina intorno alle 16. Percorrerà via Roma sino alla spiaggia di Levante per poi affrontare un circuito cittadino che comprende il lungomare Circe di quattro chilometri, un tratto della Pontina per poi tornare sull’Appia. E’ facile prevedere che la tappa, pianeggiante, possa concludersi con un volatone sempre in via Roma davanti le poste centrali. “Stiamo mettendo a punto il calendario degli eventi e manifestazioni. Se l’ultima volta della corsa rosa ai Castelli risale alla 5° tappa dell’edizione del Giro 2007, vinto dall’abruzzese Danilo Di Luca, che portò il Giro da Teano appunto a Frascati, a Terracina il Giro manca appunto dall’edizione del 2000, quello del Giubileo, scattato da piazza San Pietro a Roma. Il Giro arrivò a Terracina il 14 maggio, era la seconda tappa , di 125 chilometri, vinta, dopo uno spettacolare sprint, da Ivan Quaranta mentre la maglia rosa fu indossata da Mario Cipollini. Il giorno dopo il Giro, vinto a Milano da Stefano Garzelli, attraversò il sud-pontino e quella terza tappa si concluse, in provincia di Caserta, a Maddaloni.
In precedenza il Giro d’Italia aveva fatto tappa a Terracina il 20 maggio 1983 e ad aggiudicarsi lo sprint fu sempre, al termine di una spettacolare volata, Guidone Bontempi della Carrera. Quel giro fu vinto dal campione del mondo in carica Giuseppe Saronni. E torniamo all’attualità. La sesta tappa del Giro 2019 partirà giovedì mattina da Cassino con destinazione finale San Giovanni Rotondo, il ciclismo simbolicamente unirà la tradizione storica e religiosa Benedettina con devozione per San Pio da Pietralcina. L’ultima volta del Giro nella città martire è pressoché recente: era il 15 maggio 2014 quando, a 70 anni esatti dai devastanti bombardamenti alleati, il 23enne australiano Michael Matthews si aggiudicò la sesta tappa, la più lunga, 257 chilometri, che portò la carovana da Sassano, in provincia di Salerno, nel piazzale dell’Abbazia di Montecassino dopo uno spettacolare arrivo in salita. Mattheues regolò allo sprint il belga Tim Wellens, il connazionale Cadel Evans e l’italiano Matteo Rabottini. Quell’edizione del Giro fu dominata dal colombiano Nairo Quintana sul connazionale Rigoberto Uran Uran.
Saverio Forte
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