FORMIA – Anche il difensore civico della Regione Lazio si occuperà dell’atto di intimazione e di costituzione di messa in mora con cui il sindaco Paola Villa la scorsa estate ha chiesto la restituzione nelle casse del comune dell’importo, quattro milioni e 300 mila euro, che sarebbe stato il motivo scatenante la sentenza di fallimento avvenuta il 23 settembre di nove anni fa della Formia Servizi spa, la società mista pubblico privata creata dal comune il 15 luglio 1996 per la gestione dei parcheggi a pagamento e di alcuni servizi turistico-portuali. Lo hanno preannunciato gli avvocati Luca Scipione e Giuseppe Masiello ai quali il dirigente dell’avvocatura del comune di Formia, Domenico Di Russo, ha negato l’accesso agli atti formalizzata agli inizi di settembre i componenti della vecchia giunta guidata dal compianto Senatore Michele Forte in carica dieci anni fa.
Gli ex assessori Benedetto Assaiante, Raffaele Manna, Amato La Mura, Erasmo Ciccolella, Giuseppe Treglia, Aldo Zangrillo, Giovanni Carpinelli avevano chiesto di acquisire i pareri legali che sono alla base della messa in moro promossa dal sindaco Villa. Ma l’avvocato Di Russo – come già aveva anticipato in due audizioni in seno alla commissione trasparenza – ha opposto un drastico disco rosso che sarà contestato davanti il difensore civico della Regione Lazio e, se necessario, davanti il Tar. Di Russo, che relaziona per iscritto per conoscenza anche al sindaco di Formia e al segretario generale Alessandro Izzi nella veste di responsabile dell’anticorruzione del comune, di appella all’articolo 22 della legge 241/1990, quella nota sulla trasparenza degli atti degli enti locali.
Il dirigente dell’avvocatura del comune di Formia definisce la natura della richiesta degli ex assessori Assaiante, Manna, La Mura, Ciccolella, Treglia, Zangrillo e Carpinelli “meramente esplorativa avente ad oggetto – osserva subito – un complesso di atti di cui non è stata individuata con certezza la consistenza, il contenuto e finanche l’effettiva sussistenza e, come tale, è inammissibile”. E come fonte giurisprudenziale viene presa in prestito la sentenza numero 68 del 2016 del Consiglio di Stato. Di Russo, insomma, arriva dunque a sostenere due concetti: gli ex assessori in carica dieci anni fa chiedono tutto ed il contrario di tutto e non è detto che quanto richiesto sia…disponibile.Ma l’ex Giunta chiedeva e chiede il parere legale dell’avvocatura a supporto della messa in mora prevista dagli articoli 1219 e 2943 del Codice Civile.
Di Russo alza un muro altissimo: “Questi atti processuali sono stati espressi nell’esercizio delle funzioni istituzionali dell’ente e, dunque, sono sottratti all’accesso”. E anche qui lo motiva: sono stati applicati l’articolo 2 del decreto del presidente del consiglio dei Ministri numero 200 del 26 gennaio 1996 e l’articolo 24 della legge 241/1990 secondo i quali, al fine di salvaguardare la riservatezza nei rapporti tra difensore e difeso, “sono sottratti all’accesso i pareri resi in relazione a liti in potenza o in atto, gli atti defensionali e la corrispondenza inerente agli affari” previsti nei due punti precedenti. Incalzato dagli avvocati Masiello e Scipione, il dirigente dell’avvocatura comunale cita anche una sentenza della Sesta sezione del consiglio di Stato (la numero 7237 del 30 settembre 2010) in base alla quale su alcuni pareri legali di un comune, quello di Formia, possono essere stati “omissis”.
Ma dove nasce questo durissimo contenzioso tecnico-amministrativo e giuridico? Lo scorso giugno il curatore fallimentare, l’avvocato romano Gianmarco Navarra, aveva chiesto al comune, in qualità di ex socio di maggioranza della Formia servizi, di voler recuperare il credito per il quale fu “inadempiente rispetto agli obblighi di garanzia assunti all’epoca con la banca Biis, l’istituto di credito, del gruppo San Paolo Intesa, che concesse il mutuo alla Formia servizi) per la realizzazione del parcheggio multipiano di piazzale Aldo Moro”. Dopo una delibera quadro dello scorso giugno la Giunta, sulla scorta (appunto) di un “misterioso” (a quanto pare) parere pro veritate del dirigente Di Russo, aveva deciso di rivalersi con chi ebbe a che fare, sul piano procedurale ed amministrativa, con il default della Formia servizi. Gli ex assessori avevano chiesto la revoca del provvedimento deliberato dalla Giunta partendo da un presupposto tecnico-amministrativo: ad emettere un parere di legittimità alla delibera numero 127 del 12 giugno 2009 fu il ….dirigente dell’avvocatura interna, Domenico Di Russo, lo stesso che con parere pro veritate ha autorizzato la Giunta Villa a chiedere il conto agli assessori in carica nell’ultima amministrazione Forte.
La lettera inviata dagli avvocati Scipione e Masiello al sindaco Villa, al segretario generale Izzi e ai dirigenti dell’avvocatura e del settore economico-finanziario, Di Russo e Rossi, si concludeva, di fatto, in questo modo: “L’agire dei nostri patrocinanti nelle vicende del fallimento della Formia servizi – osservarono– è stato sempre assistito legalmente dal dirigente dell’avvocatura comunale che non ha mai rappresentato e rilevato la sussistenza di un’obbligazione del comune di Formia che, quale soggetto terzo, avrebbe permesso di evitare, secondo la nota del curatore fallimentare, il fallimento con tutte le sue conseguenze”. Nello specifico gli ex componenti della Giunta di centrodestra definivano poi, “completamente generica e, come tale, destituita di ogni fondamento e pretestuosa, la nostra paventata condotta inadempiente” in relazione – scrivevano gli ex assessori Assaiante, Manna, La Mura, Ciccolella, Treglia, Zangrillo e Carpinelli – all’adozione della delibera di Giunta Municipale numero 127 del 12 giugno 2009″.
Sul piano formale la messa in mora veniva contestata su più fronti. Non competono alla Giunta , ai sensi dell’articolo 48 del testo unici sugli enti locali, competenze riguardanti sia l’adozione di atti deliberativi concernenti la contrazione di mutui, aperture di credito, l’emissione di prestiti obbligazionari, l’adozione di atti gestionali e l’attuazione degli obiettivi e dei programmi definiti con gli atti deliberativi e di indirizzo adottati dall’organo esecutivo. In più – ricordavano nella lettera gli avvocati Scipione e Masiello – l’oggetto adottato con la deliberazione numero 127 del 12 giugno di dieci anni fa “non ha costituito e non ha integrato certamente nessuna fidejussione o obbligazione in capo al comune di Formia trattandosi di un atto deliberativo di mero carattere informativo riferito al finanziamento di 4 milioni e 372 mila euro già concesso il 18 ottobre 2005 dalla Banca Biis alla società mista Formia servizi. Il carattere meramente informativo è comprovato dalla mancata acquisizione del parere di contabilità contabile e anche dalla mancata assunzione dell’impegno previsto dall’articolo 191 del testo unico degli enti locali. E poi gli ex assessori della Giunta Forte avanzarono un altro interrogativo: “E’ vero o no che dopo la delibera di Giunta numero 127 del 2009 non c’è stato da parte degli altri organi comunali nessun adempimento (rectius, atto amministrativo) conseguente al mancato assolvimento da parte della Formia servizi spa all’obbligo del pagamento del mutuo, causa del fallimento dichiarato dal Tribunale di Latina il 23 settembre 2010?”
La Giunta del sindaco Paola Villa aveva avviato il procedimento della messa in mora nei confronti degli ex assessori in carica dieci anni fa ma anche nei riguardi dell’ex segretario generale Pasquale Russo, dell’allora dirigente del settore economico Giuseppe Manzi e dei tre revisori dei conti sempre dell’epoca, Francesco Traversi, Lucia Macera e Dante De Filippis affermando un concetto assai grave: provocando il fallimento della Formia servizi, hanno determinato l’interruzione dell’attività d’impresa della stessa società mista con il “deprezzamento dei beni costituenti (il solo parcheggio multipiano di piazzale Aldo Moro) il patrimonio della fallita per effetto della procedura fallimentare”. Queste invettive furono respinte al mittente in questo modo: “L’attuale amministrazione comunale non può omettere assolutamente di considerare di aver destinato ad altro, nel corso dell’attuale gestione, i fondi accantonati in bilancio per consentire al comune di Formia di concorrere nella vendita concorsuale; ha deciso di non concorrere all’asta fallimentare per aggiudicarsi in bene in parola rinunciando completamente a porre in essere qualsiasi attività amministrativa volta a recuperare il patrimonio comunale costituito, al momento della sentenza dichiarativa dei fallimento, dall’ingente pacchetto azionario (pari al 64%) della società con indubbio danno erariale dell’amministrazione comunale”.
Gli ex assessori Assaiante, Manna, La Mura, Ciccolella, Treglia, Zangrillo e Carpinelli, ora rinnovano un attacco frontale al sindaco Paola Villa e alla sua amministrazione comunale per “aver consentito l’acquisto da parte di terzi privati (la società di costruzioni “Edificanda srl” dell’imprenditore privernate Pierantonio Palluzzi) di una parte – piano zero – del parcheggio multipiano con l’effetto di deprezzare il valore della restante struttura non aggiudicata – i due piani sotterranei e ben 109 box – con conseguente minor introito ai danni del comitato dei creditori”. E chi vi fa parte? Non c’è solo la società che la realizzato l’opera, la “Multipiano del Golfo scarl” ma ”per oltre un milione di euro” anche il comune di Formia. Ma questo aspetto sarebbe passato inosservato alla sempre attenta avvocatura comunale, all’irreprensibile Giunta municipale e allo zelante responsabile dell’anticorruzione, l’avvocato Alessandro Izzi.
Saverio Forte