FONDI – Traumi contusivi multipli, soprattutto al torace e al cranio, ed una copiosa emorragia interna. Così è morto Emilio Maggiacomo, il bracciante agricolo di 69 anni che lunedì mattina è stato ucciso, in maniera davvero feroce, all’interno del proprio podere in via Molelle, in contrada San Raffaele, una zona molto impervia ai confini dei comuni di Fondi e Itri. Lo ha accertato la lunga autopsia che, disposta dal sostituto Claudio De Lazzaro, è stata eseguita presso il cimitero di Fondi dal medico legale nominato dalla Procura, il dottor Alessandro Mariani.
L’esame è stato assai circostanziato che ha confermato come Maggiacomo sia stato ucciso in maniera davvero cruenta da parte dell’unico indagato, il 44enne pakistano, da anni regolare in Italia, Abdul Majid Khan, dal termine di una lite il cui reale movente resta ancora un’incognita. All’autopsia hanno partecipato altri due medici legali, la dottoressa Daniela Lucidi per conto dell’indagato e Francesco Romantini nominato dall’avvocato Giulio Mastrobattista che patrocina la famiglia della vittima. Maggiacomo sarebbe stato colpito più volte e a distanza ravvicinata dal 44enne pakistano da un oggetto contundente, pare un tondino di ferro che non è stato mai ritrovato.
Abdul Majid Khan in mattinata è stato sentito per oltre un’ora dal Gip del Tribunale di Latina La Rosa per l’interrogatorio di convalida del fermo di polizia giudiziaria con la gravissima accusa di omicidio volontario così come formulato dal commissariato di Polizia subito dopo che l’uomo è stato individuato in una baracca alla periferia di Fondi. Il Gip si è riservato la decisione che dovrà essere ripetuta. L’intero procedimento infatti sarà trasmesso alla Procura di Cassino in quanto il delitto per poche decine di metri si è consumato nel territorio del comune di Itri. Il Gip del Tribunale di piazza Labriola dalla data di trasmissione del provvedimento di Latina avrà 20 giorni di tempo per emettere un nuovo provvedimento restrittivo o cautelare.
Il pakistano, difeso dagli avvocati Maurizio Forte e Luigi Vocella, durante l’interrogatorio si è difeso di non aver ucciso Maggiacomo: ha soltanto ripetuto di trovarsi nella proprietà della vittima perché a bordo della sua Lancia Fedra aveva sbagliato strada. In base alla sua ricostruzione ha negato di aver aggredito Maggiacomo che, invece, lo avrebbe minacciato di chiamare i Carabinieri. E il pakistano per garantirlo gli avrebbe consegnato una copia della sua tessera sanitaria. L’immigrato ha poi ribadito di non conoscere Maggiacomo che – a suo dire – sarebbe caduto a terra mentre il 44enne era salito in auto per andare via.
Saverio Forte